Israele ha chiesto scusa alla Turchia per i nove attivisti uccisi nel 2010 sulla Mavi Marmara. Con l'appoggio della Turchia, Tel Aviv può studiare un attacco all'Iran.
I Fratelli Musulmani, assieme al Qatar, fanno eleggere come premier della coalizione di opposizione siriana Ghassan Hitto. La coalizione si spacca e il presidente al-Khatib si dimette.
Il patriarca maronita del Libano esprime la sua preoccupazione per l'enorme numero di sfollati, circa 500 mila, che cerca via di scampo dalla Siria in Libano.
Ora ci sono le prove, nella parte di Aleppo dominata dai ribelli vige la sharia. «Applichiamo la legge islamica ma siccome siamo in tempo di guerra le pene più dure sono sospese».
Armi ai ribelli oppure no. Tante parole e nessuna soluzione. Ora la palla passa ai ministri degli Esteri che si vedranno settimana prossima. E intanto in Siria piovono bombe
Puntare sulla vittoria militare dei ribelli appoggiati dagli jihadisti internazionalisti come soluzione alla crisi, come fanno gli “Amici della Siria”, è incoscienza o cinismo.
Ha parlato chiaro ieri al Senato americano James Mattis, capo del Comando centrale dell'esercito americano e successore di David Petraeus nel 2010. E sulla Siria: «Non armiamo i nostri nemici».
Ribelli e islamisti da una parte. Regime dall’altra. Mentre tutto scorre indifferente 200 persone cadono ogni giorno. E i cristiani fuggono. Viaggio a Damasco sotto una pioggia di bombe.