In 24 ore è morto l’Artsakh armeno, in 24 ore è caduto l’Artsakh, la porta del cristianesimo. È stato ucciso anche il mio unico fratello. Abbiamo lasciato la nostra terra, la nostra casa
L’esodo degli armeni
in fuga dall’Artsakh dopo l’attacco dell’Azerbaigian, 28 settembre (Ansa)
Tatevik Zakaryan, avvocato, dirige la Fondazione “Complesso educativo armeno-italiano Antonia Arslan” e il fondo di beneficenza per i cristiani bisognosi “CINF Artsakh”
L’Artsakh era sotto assedio. Era assediato dal 2020, quando l’Azerbaigian decise, nel silenzio e nell’indifferenza del mondo, di attaccare la piccola repubblica armena con l’aiuto di Turchia e Israele, di occuparne con la forza il 75 per cento, di distruggere le chiese cristiane, per eliminare ogni traccia di presenza armena, per uccidere e decapitare donne, bambini, occultare cadaveri… Mi sono posta la domanda: dov’è la comunità internazionale, dov’è il mondo umanitario? La risposta era una sola: l’interesse ha accecato tutti, comanda il potere.
La porta del cristianesimo, l’Artsakh, è stato lasciato solo contro decapitatori, barbari, genocidi, e aveva le mani legate.
Abbiamo vissuto a casa nostra da prigionieri, abitavamo la terra dei nostri antenati da ostaggi, avevamo accanto i nostri santi monasteri, Gandzasar, Dad...