Qui nell’Esarcato di Donetsk, dove anch’io, vescovo, sono profugo tra i profughi, solo la comunità dei credenti può sorreggere le persone. E la certezza che Lui ci darà la forza che non abbiamo
Un uomo al lavoro
tra le macerie di una casa bombardata dai russi a Bilenke, nella regione
di Zaporizhzhia,
Ucraina, 7 ottobre 2023 (Ansa)
Da quando sono diventato vescovo ausiliare, anch’io, come tanti dei fedeli che mi sono affidati, sono profugo. La sede titolare dell’Esarcato infatti è a Donetsk ma da quando è scoppiata la guerra, nel 2014, il vescovo non può risiedere in città ed è costretto a vivere a Zaporizhzhia. Nelle aree occupate dai russi non siamo i benvenuti. Delle quattro regioni che mi sono state affidate, tre subiscono la guerra e la parziale occupazione (Donetsk, Luhansk e Zaporizhzhia) mentre la situazione a Dnipro è migliore. L’episcopio si trova a una trentina di chilometri dalla zona occupata dai russi e le bombe cadono in continuazione. Secondo alcune stime, sulla regione di Zaporizhzhia si abbattono dai 160 ai 200 bombardamenti quotidiani.
Le sfide alle quali la guerra ci mette davanti cambiano di continuo. Questo inverno abbiamo aiutato la gente a sopravvivere al freddo, ad esempio, ma ora dobbiamo occuparci anche dell’acqua perché da quando è stata distrutta la diga di Kakhovka, tanti villaggi no...