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Da quando sono diventato vescovo ausiliare, anch’io, come tanti dei fedeli che mi sono affidati, sono profugo. La sede titolare dell’Esarcato infatti è a Donetsk ma da quando è scoppiata la guerra, nel 2014, il vescovo non può risiedere in città ed è costretto a vivere a Zaporizhzhia. Nelle aree occupate dai russi non siamo i benvenuti. Delle quattro regioni che mi sono state affidate, tre subiscono la guerra e la parziale occupazione (Donetsk, Luhansk e Zaporizhzhia) mentre la situazione a Dnipro è migliore. L’episcopio si trova a una trentina di chilometri dalla zona occupata dai russi e le bombe cadono in continuazione. Secondo alcune stime, sulla regione di Zaporizhzhia si abbattono dai 160 ai 200 bombardamenti quotidiani.
Le sfide alle quali la guerra ci mette davanti cambiano di continuo. Questo inverno abbiamo aiutato la gente a sopravvivere al freddo, ad esempio, ma ora dobbiamo occuparci anche dell’acqua perché da quando è stata ...
   
  
        
        
            
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