Lettere al direttore
«Voi di Tempi sull’Ucraina non siete cattolici». Risposta
Non meraviglia che un altro giornale cattolico stia dalla parte di un occidente i cui disvalori stanno distruggendo la Parola, l’etica, l’essere umano. Le tendenziosità con che scrivete sul conflitto in Ucraina sono il copia e incolla dell’informazione mainstream. Potete rappresentare tutto, tutti e Bergoglio, non certo la cattolicità. La Verità vi seppellirà.
Agostino Nobile
Qui a Tempi non abbiamo mai avuto, nemmeno per un istante, il problema di «rappresentare la cattolicità», come scrive lei. Fatichiamo pure a intendere cosa significhi, e forse un po’ di fatica la fa pure lei, visto che, a quanto pare, dal suo punto di vista nemmeno il Papa è cattolico.
Una volta chiesero ad Luigi Amicone cosa dovesse fare un giornalista per essere un “bravo cattolico” e lui rispose: «Deve essere un giornalista bravo, e basta». Questa è la nostra stella polare. Non abbiamo il problema di fare il contropelo all’informazione mainstream: esiste un’informazione cosiddetta “controcorrente” che è un reattivo contro-altare, scontato e, per questo, utile al “Potere”, che è solo una posa.
Per questo non abbiamo altro compito che quello di cercare di “chiamare le cose con il loro nome”, cioè riconoscere i fatti. E i fatti ci dicono che in Ucraina è in corso un’invasione, che c’è gente che muore sotto le bombe, che ci sono i cadaveri di vittime civili sul selciato, che ci sono donne-bambini-vecchi che scappano dalla guerra, famiglie distrutte, gente disperata.
In mezzo a questa grande baraonda – oltre a provare a raccontare e descriverla nei suoi mille aspetti: militare, geopolitico, energetico, umano… – proviamo a dire una parola diversa. Ci si prova, sì, e le confermo che, finora, quella più ragionevole e assennata ci è parsa quella pronunciata dalla Chiesa, come abbiamo provato a dire qui.
Ma ancor meglio di noi, l’ha detta una nostra amica, Elena Mazzola, che da qualche settimana è in Italia dopo un lungo viaggio avventuroso durato 50 ore di fuga in auto da Kharkiv. Lì, Elena era da cinque anni responsabile del centro Emmaus dove si assistevano ragazzi orfani e disabili. Da lì è scappata, portando i ragazzi con sé e trovando loro sistemazione in Italia grazie al non scontato e generoso aiuto di alcuni amici italiani.
Tralascio di descriverle le scene di guerra e le storie drammatiche che ha riferito, dato che forse lei le classificherebbe come “propaganda mainstream”, e le riporto solo il giudizio che Elena ha dato sulla situazione. Cito a memoria: «Di fronte a una violenza esorbitante e senza confini come quella della guerra, bisogna rispondere con un amore altrettanto esorbitante e gratuito». Non so se per i suoi standard questo è un giudizio “abbastanza cattolico”. A me pare vero, e basta.
Foto Ansa
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2 commenti
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Ma ci sono sempre stati i super cattolici: quelli del sotuttomi che alzano il ditino anche al Papa, che sanno tutto di etica e poco, molto poco, di carità. A loro andrebbe letto ancora una volta il potente inno alla carità: se anche sapessi … non vado avanti perché loro lo sanno a memoria meglio di me. La Mazzola mi ha sinceramente commosso perché donna vera, madre e per questo maestra. Amici, non vi curate di loro, chi fa giornalismo buono fa giornalismo santo. Come Amicone, semper!
Ebbravo il nostro direttore!
Certo bisognerebbe approfondire perché da almeno in decina d’anni una certa parte del mondo ” cattolico ” si lamenta ( e insulta, pure) che un’altra parte del mondo ” “cattolico” rappresenti tutto, anche Bergoglio, come se papa Francesco non lo fosse, cattolico.
Non è che, forse, si è sottovalutato il fenomeno?