Tfr, silenzio assenso sindacale

Di Fabio Cavallari
03 Luglio 2003
“Sul Trattamento di fine rapporto i sindacati ci lucrano?”

Si discute di smobilizzo del Tfr. Entrambi i poli sostengono che il trattamento di fine rapporto è superato e che le motivazioni alla base della sua istituzione non sono più valide. Entrambi gli schieramenti, compresi i sindacati, lo vogliono trasferire ai fondi pensione. Ne consegue che, con il Tfr, i lavoratori dovrebbero pagarsi un po’ di pensione integrativa. Analizziamo le differenti impostazioni. Il centrodestra opta per l’obbligatorietà del trasferimento del Tfr. La decisione è chiara e si pone l’obiettivo di costruire a fianco della pensione pubblica la previdenza integrativa, alimentando direttamente i mercati finanziari. Il centrosinistra e i sindacati hanno scelto, invece, il sistema del “silenzio assenso”. Se il lavoratore non manifesta la propria volontà contraria, l’adesione allo smobilizzo del proprio Tfr diviene automatica. è necessario sottolineare che questa forma apparentemente democratica è in realtà un escamotage subdolo ed ipocrita. Quanti lavoratori conoscono questa particolarità? Il metodo è lo stesso utilizzato dai sindacati per il rinnovo delle tessere d’iscrizione. Di fatto, le stesse vengono rinnovate automaticamente ogni anno senza alcuna consultazione con l’iscritto. Tutto ciò non avviene per i partiti politici che, invece, attraverso il tesseramento, devono ogni dodici mesi “conquistarsi” la fiducia dei cittadini. L’opposizione contesta alla maggioranza soprattutto il concetto d’obbligatorietà. Ma come si potrebbe chiamare “il silenzio assenso” da loro sostenuto, se non una costrizione? Non tutti sanno infatti che con i governi “sinistri”, Cgil-Cisl-Uil hanno concordato (Dlg. 11.2.00) il raddoppio delle tasse sul Tfr per i lavoratori che non daranno “volontariamente” il Tfr stesso ai fondi pensione. Il vero attrito tra maggioranza e opposizione è, nella realtà, un altro. Chi gestirebbe le quote smobilizzate del Tfr? Centrosinistra e Cgil vorrebbero privilegiare i fondi chiusi cioè quelli che, in poche parole, sono gestiti insieme ai padroni con il concorso di banche e finanziarie. Mentre il governo opta per i fondi aperti, quindi mediante una scelta più vasta per il lavoratore. Ora, è chiaro che in campo ci sono due opzioni differenti ma è altrettanto chiaro che entrambe hanno assunto come assunto essenziale il libero mercato. è evidente che anche i sindacati, se dovranno far fruttare i soldi dei lavoratori, dovranno operare speculando sui mercati azionari, obbligazionari etc. Entrambi gli schieramenti si muovono all’interno del panorama liberista, ma mentre il centrodestra lo contestualizza nella sua fase più espansiva, il centrosinistra e i sindacati lo vincolano ad una visione stalinista, nella quale la parola d’ordine diviene: “Va bene il liberismo, ma ci devo lucrare solo io”.

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