
Tifo bambino
Caro Giovanni, per il tuo quarto compleanno, io, tuo padre, ti ho regalato una maglia del Milan. Avrei voluto che tifassi per il Grifo (Genoa), ma un giorno sei tornato dall’asilo e hai detto: «Tengo per il Milan». Una volta che ti ho accompagnato ho capito: il tuo migliore e primo (ti auguro di averne tanti) amico, Federico, aveva addosso la maglia di Sheva. Dal 12 marzo non l’hai ancora tolta e tua madre è costretta a lavarla e asciugarla dalla sera alla mattina. Ti trovo spesso davanti all’oblò che ne segui i giri all’interno della lavatrice. Non sai ancora che cos’è il calcio e non conosci, per tua fortuna, l’esistenza di Berlusconi e Moratti. Spero che quando avrai l’età della ragione Biscardi, Piccinini e Galeazzi siano in pensione, spero che quando comincerai ad andare allo stadio crescano le viole sulle curve, in mezzo a famigliole con il cesto del picnic. Spero tutto questo, comunque mi piace che tu sia diventato tifoso di una squadra. Il calcio, in sé, è bello. Ai miei tempi la prima cosa che ci si chiedeva, tra nuovi amici, era: «Per che squadra tieni?». Non importava se eri global o no, se eri cattolico o buddista, se facevi il 740 o evadevi le tasse. Mi piace che tu sia diventato tifoso del Milan per amicizia. Continua così, forse cambierai il mondo. Il tuo papà. P.S.: però se tenevi al Grifo era meglio.
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