Tobagi commemorato dal “Che” della Rai, Giulietti Gruber

Di Da Rold Gianluigi
09 Giugno 1999
Bokassa

Scriveva Federico Nietzsche: “Le stesse condizioni che promuovono lo sviluppo dell’animale gregario promuovono anche lo sviluppo dell’animale-duce”.

Nietzsche, si sa, verso la fine della vita abbracciava i cavalli per strada ed era, come si dice in gergo, un matto. Però, non era affatto scemo. Il suo tragico nichilismo fotografava una società senza Dio, senza religione, senza decenza. Forse per una libera associazione, ci è tornata alla mente questa frase del “matto” il giorno dopo la commemorazione di Walter Tobagi fatta al Corriere della Sera. L’ultima volta che fu commemorato in via Solferino l’inviato ucciso dalle Br il 28 maggio 1980, fu nel secondo anniversario. Venne personalmente Bettino Craxi. Dopodiché in via Solferino calò il silenzio e la dimenticanza. E quando Craxi andò in Tunisia, esule, di Tobagi non fu trovata più traccia sul suo giornale. Oh tempora, oh mores! Dopo diciassette anni ritorna una commemorazione e, tra gli altri, viene chiamato sul palco l’ex “Che Guevara” di Saxa Rubra, un tempo anche “signor Gruber”, il deputato diessino, postcomunista e già comunista Giuseppe Giulietti. Un autentico “mago” del sindacalismo cialtrone della Rai, proprio quello che Tobagi detestava. Chissà cosa hanno compreso i giovani corrieristi dal discorso giuliettiano. Tobagi fu ucciso dalle Br, lo scrissero a chiare lettere, perché intelligente, cattolico praticante e craxiano: tutte cose che con Giulietti c’entrano come i cavoli a merenda. Ma come dice Arnaldo Forlani, nei tempi di confusione escono dalle tane sciacalli e avvoltoi. O come diceva il “matto” Nietzsche il periodo dell’uomo gregario è anche quello dell’animale-duce. Per gli animali gregari del Corriere c’è, dal 28 maggio 1999, un nuovo animale-duce: Giuseppe Giulietti, nuovo interprete di Tobagi, forse promosso al rango di sindacalista protopostcomunista.

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