Torture e storture della coalizione

Di Gianni Baget Bozzo
13 Maggio 2004
Le torture americane hanno mostrato la forza di una democrazia che ha il coraggio e l’umiltà di riconoscere le proprie colpe

Le torture americane hanno mostrato la forza di una democrazia che ha il coraggio e l’umiltà di riconoscere le proprie colpe. Ma non crediamo che lo spettacolo della tortura sia un motivo sufficiente per demotivare il grande impegno della Coalizione dei volonterosi per portare la democrazia in Irak. L’abuso sadico di alcuni soldati americani non può far dimenticare che l’intervento è avvenuto anche per porre termine allo sterminio di massa e alla tortura di massa. La democrazia americana ha un alto livello di sensibilità ai diritti umani e aver visto i diritti umani violati in un modo imparagonabile alle crudeltà saddamite, ma violati sotto la bandiera americana, ha colpito profondamente la stessa maggioranza che sostiene l’azione del presidente Bush.
Tuttavia non accadrà in questa occasione quello che avvenne in Vietnam, quando una violenza su un villaggio vietnamita scatenò la reazione che condusse alla più radicale delle violenze: l’abbandono americano del Vietnam che divenne il paese dei campi di concentramento comunista e dei milioni di vietnamiti che si affidarono al mare ed al rischio dei pirati per fuggire a Hong Kong, verso la libertà. L’abbandono del Vietnam ai comunisti e della Cambogia a Pol Pot, questo sì fu un crimine innanzi alla storia, in termini di libertà di vita e di sangue. Non a caso il presidente Nixon, che volle l’ammainamento della bandiera americana a Saigon è il presidente americano che fu deposto e finì nella vergogna il suo mandato.
Resta il fatto che le violenze americane sembrano immagini di sadismo personale piuttosto che di una disciplina imposta a loro in quanto militari.
I paesi arabi non si scandalizzeranno oltre modo per le torture perché sono comuni in tutti i loro paesi. Ma per comprendere come simili atti siano umanamente possibili, non basta ricorrere, come fa la Spinelli sulla Stampa, alla nota “banalità del male”. Occorre ricordare che, quando si ha a che fare con il terrorismo, la tensione a cui viene sottoposta una forza militare è ben diversa da quella che si ha in un normale combattimento. La guerra terrorista è senza legge, non si inquadra in alcun manuale ed in alcuna legge di guerra: soprattutto nel caso del terrorismo suicida, che non è nemmeno una forza di combattimento.
È un caso ben diverso da quello dei nazisti che inviavano gli ebrei nei forni crematori e per cui è stata creata la nota frase della Arendt: «Il male commesso per obbedire agli ordini».
La guerra contro la guerriglia e il terrorismo può spiegare il sorgere dell’istinto individuale alla violenza: la cosa peggiore è fare delle torture americane il volto politico di una guerra fatta per abolirle.

bagetbozzo@ragionpolitica.it

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