
Tremende bazzecole
Tra Renzi e Mattarella. Se la politica è un «gioco serio», meglio Chesterton di Nietzsche
Seriamente, come gioca un bambino. Con queste parole il premier Matteo Renzi ha concluso l’assemblea dei grandi elettori, prima che cominciassero le votazioni per l’elezione del presidente della Repubblica. Io pensavo fosse una citazione da Chesterton, invece era Nietzsche, che afferma: «Maturità dell’uomo significa avere ritrovato la serietà che si metteva nel gioco da bambini». Sono inesperta di politica, perciò ho osservato con naïveté i giorni concitati che hanno portato all’elezione del Capo dello Stato, tenendo a mente solo quell’immagine del bambino che gioca. Ho seguito le maratone televisive come fossi al cinema, bloccata a casa a elargire tachipirina ai figli, perché l’influenza stagionale vince sempre al primo turno con maggioranza bulgara.
La prima parola d’ordine nel mondo dei bambini è fantasia: s’inventano mondi e storie, persino parole. Questo lo si ritrova anche nei satelliti che gravitano attorno alla politica. I giornalisti devono congiungere sintesi ed efficacia, provocazione e semplicità; la lingua italiana, con la sua meravigliosa malleabilità, li aiuta. E così, non potendo perdere tempo a dire «uno dei possibili canditati alla carica di presidente della Repubblica», si è diffuso a macchia d’olio il neologismo «quirinabile»; più ironico è stato il conio dell’espressione «forza poltronifica», per descrivere l’attrazione gravitazionale esercitata dalle poltrone e in grado di influenzare le scelte di certi onorevoli. Scene surreali ne sono capitate e sono state celebrate con frasi altrettanto acrobatiche: «Ecco, ora al Nazareno entrano i fuoriusciti del Movimento 5 Stelle».
Altro elemento tipico dell’infanzia è la favola, che fin dall’antichità ammaestrava con esempi tratti dal mondo animale. Anche di ciò ho trovato riscontro: dalle colonne del Fatto quotidiano Marco Travaglio ha intitolato “Coniglio bianco in campo bianco” il pezzo in cui attribuiva un’invisibile neutralità alla figura del poi eletto presidente Mattarella; a viva voce, invece, Renato Brunetta ha criticato le mosse astute di Renzi (e un po’ lo ha minacciato) dicendo: «Le volpi finiscono in pellicceria».
Bene. Fin qui solo facili ironie. Ma cosa significa che il bambino gioca «seriamente»? È riguardo a questo avverbio che io avevo sperato che la citazione fosse di Chesterton. Lui, infatti, scrisse più volte che il bambino è assolutamente serio quando fa i castelli di sabbia in riva al mare. È vero, il bambino è volubile e molte volte fa i capricci (questo, ahimè, lo possiamo dire pure dei politici). Ma il bimbo è anche capace di giocare con una purezza che, più che candore, è un caparbio estremismo. Va a costruire il castello di sabbia proprio in riva al mare, lì dove l’onda lo distrugge; e lui lo rifà da capo. Al bambino piace costruire, e non si annoia a farlo e rifarlo; l’onda genera uno scontro che non deprime o confonde il bambino, ma lo entusiasma di più.
È un gioco serio, libero dall’esito. Si tratta di amare l’opera che si ha per le mani senza svilirla, senza idolatrarla; sapendo che può crollare, avendo voglia di ricostruirla tutte le volte che cade. Può la politica praticare un ideale così estremamente puro? Io posso solo rispondere per l’atto politico che è la mia presenza dentro la comunità e accetto la sfida, di Chesterton.
Foto bambino da Shutterstock
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!