Chiuso il processo-romanzo a Palermo, resta acceso il falò dell’inchiesta fiorentina, dove l’ipotesi accusatoria contro il governo del Cavaliere è diametralmente opposta
Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri, 11 novembre 2007 (Ansa)
Alla fine, l’ormai mitico processo-romanzo sulla cosiddetta Trattativa tra Stato e mafia, avviato nelle aule del tribunale di Palermo nel 2012 (ma in realtà partito già nel 1998 dalle dichiarazioni del pentito Giovanni Brusca…) si è chiuso con un nulla di fatto. Oltre dieci anni fa, i magistrati che avevano avviato il procedimento, Antonino Di Matteo e Antonio Ingroia, si erano convinti che nel 1992-93 pezzi dello Stato fossero scesi a indicibili compromessi con Cosa nostra: la mafia, sostenevano, aveva promesso di fermare le stragi, pretendendo in cambio dallo Stato un allentamento - se non la cancellazione - del carcere duro, il cosiddetto 41 bis, per i boss mafiosi.
Palermo: Berlusconi ricattato da Cosa nostra
Utilizzato come efficace strumento di lotta politica dalla sinistra, negato come falso storico dal centrodestra, e smontato tecnicamente da qualche giurista coraggioso (Giovanni Fiandaca su tutti), in realtà il processo sulla Trattativa poteva dirsi già finito – ma...