Tutti pazzi per Cucurella, il fenomeno che non lo era

Di Andrea Romano
09 Luglio 2024
La lenta e accidentata ascesa del terzino catalano che «non è veloce e non è forte», e però ha finito per soffiare il posto nella Spagna al favoritissimo Grimaldo
Marc Cucurella con la maglia della Spagna durante la partita contro la Croazia nella fase a gironi di Euro 2024, 15 giugno 2024
Marc Cucurella con la maglia della Spagna durante la partita contro la Croazia nella fase a gironi di Euro 2024, 15 giugno 2024 (foto Ansa)

La sua presenza in campo era stata accolta con malcelato sospetto. Perché la fascia sinistra della Spagna sembrava dover essere il regno di Alejandro Grimaldo, il terzino ultraoffensivo che nell’ultimo anno aveva letteralmente cannibalizzato la Bundesliga con il Bayer Leverkusen. Xabi Alonso lo aveva spostato in avanti, togliendo una volta per tutte il guinzaglio al suo talento. E i risultati erano stati impressionanti: 11 gol e 13 assist soltanto in campionato.

Per tutti le gerarchie erano cristallizzate. Tranne che per il ct della Spagna Luis de la Fuente. Così, dopo aver letto la formazione che avrebbe esordito a Euro 2024 contro la Croazia, la sorpresa era stata grande. Grimaldo era finito in panchina. Al suo posto avrebbe giocato Marc Cucurella, uno che dopo una chiamata in Nazionale nel 2021 era stato messo in naftalina per tre anni. Non era andato ai Mondiali in Qatar, non aveva disputato una singola gara di Nations League. Poi quando era stato nuovamente convocato aveva messo insieme appena tre amichevoli tra marzo e giugno 2024. Una miseria.

Una crescita da otto in pagella

I più scettici, tuttavia, si erano dovuti ricredere. Perché a fine partita l’esterno del Chelsea ha ricevuto solo complimenti. Alcuni giornali gli hanno dato addirittura un otto in pagella. Mundo Deportivo era stato ancora più chiaro: «In crescita», ha scritto, «non ha dato neanche un motivo a Luis de la Fuente per usare Grimaldo al suo posto. E ha anche salvato un gol sulla linea».

Da quel momento è iniziato tutto un altro Europeo. Per la Spagna. Per Cucurella. Il ragazzo partito da Alella, paesino di ottomila abitanti a un’ottantina di chilometri a sud-est di Barcellona, è diventato prima un titolare inamovibile di questa Spagna e poi addirittura un personaggio di culto. Merito anche del braccio con cui ha neutralizzato una conclusione della Germania nei quarti di finale.

Il futsal, il Barcellona “sbagliato”, il “Nuovo Puyol”

Una parabola particolare per un giocatore che ha sempre dovuto fare i conti con lo scetticismo degli altri prima ancora che con i propri limiti. L’incipit della sua storia è singolare. Proprio come lo sviluppo della trama della sua vita. All’inizio Marc gioca a futsal, il calcio a cinque. Il pallone non è un sogno, ma un passatempo, qualcosa che gli trasmette allegria. Per questo guarda con occhi sognanti i video di Ronaldinho. Ammira le sue giocate, ma soprattutto la felicità che diffonde nel portarle a termine. Barcellona diventa così la meta di tutta una vita, il sogno da rincorrere, la stella cometa da seguire. E alla fine la chiamata arriva. Solo che dalla parte “sbagliata”.

Cucurella con il coach delle “furie rosse” Luis de la Fuente in Spagna-Georgia, 30 giugno 2024
Cucurella con il coach delle “furie rosse” Luis de la Fuente in Spagna-Georgia, 30 giugno 2024 (foto Ansa)

Un giorno, mentre sta giocando a calcio per strada, alcuni osservatori gli propongono di entrare nel settore giovanile della squadra del capoluogo catalano. Solo che si tratta dell’Espanyol, non del Barça. Ma è solo una questione di tempo prima che le cose si sistemino. Sei stagioni più tardi Guillermo Amor e Albert Puig lo notano durante una partita contro il Damm e lo portano in blaugrana. Cucurella ha 14 anni e gli viene cucito addosso il nomignolo di “Nuovo Puyol”, più per la folta capigliatura riccia che per le doti tecniche.

Eibar, ultima spiaggia

«È un ragazzo semplice, naturale e timido», scrivono allora i giornali, «ma quando scende in campo, si trasforma e si scioglie per dare il meglio di sé. Non gli piace perdere. Non gli piace perdere, per niente». L’approccio con il tiki taka non è però dei più semplici. Secondo i responsabili del settore giovanile Marc è «più indietro rispetto agli altri» dal punto di vista tecnico. Alla fine viene aggregato alla squadra B. Per due annate.

Debutta con il Barcellona “vero” in uno spezzone di partita di Coppa del Re, contro il Murcia. «Spero che sia la prima di tante partite», dice. Invece sarà l’unica. Nel 2018 viene spedito in prestito all’Eibar, la squadra più piccola della Liga. «Eravamo l’unica squadra di Primera Division interessata a lui», dice Fran Garagarza, allora ds del club. Assomiglia a una condanna. Dal centro all’estrema periferia. Invece è l’inizio di un percorso con molte più curve del previsto.

L’exploit conto il Real Madrid

Mendilibar, l’allenatore dei baschi, lo fa giocare più avanzato, come centrocampista di sinistra. E la cosa stranamente funziona. Il 24 ottobre 2018 l’Eibar batte 3-0 il Real Madrid davanti ai seimila spettatori dell’Ipurúa. Cucurella è imprendibile. Serve assist, macina la fascia. A fine partita un giornalista chiede al tecnico un parere su quel giocatore tutto ricci. La risposta è piuttosto particolare: «Non è veloce, non è forte. In tutti i dati che misuriamo con tutti gli apparecchi che abbiamo, non c’è mai; non lo mettereste mai sotto contratto. Ma è un calciatore».

È un complimento formulato in maniera strana e contorta, ma che contiene molta dell’essenza di un ragazzo che ha sempre pensato di poter arrivare dove nessuno credeva, in ossequio all’aforisma di Flaiano: «Sognatore è un uomo con i piedi ben piantati sulle nuvole». A fine stagione l’Eibar lo riscatta dal Barcellona. Poi il Barcellona lo “controriscatta” dall’Eibar. Una storia da mal di testa che si traduce in prestito al Getafe di José Bordalás, uno che in patria viene definito come un ayatollah dal calcio difensivo. Esattamente il contrario di quello che Cucurella aveva imparato nella Masia, il settore giovanile del Barça.

Chelsea, inferno e risalita

La sua scalata continua. Un passetto alla volta. Dopo due stagioni passa al Brighton, dove Potter lo adatta anche in una difesa a tre e dove riesce anche a essere fondamentale per la fase di possesso del centrocampo. Il suo campionato è importante. Tanto che il ragazzo che era stato scartato dal Barcellona finisce nel mirino di Chelsea e Manchester City. Alla fine si accasa ai blues. Per quasi 70 milioni di euro. Una cifra enorme che si è trasformata in un macigno da portarsi sulla schiena.

La prima stagione di Cucurella al Chelsea è stata negativa. Molto. Tanto che per alcuni Marc era diventato il simbolo di una campagna acquisti condotta in modo folle dalla nuova proprietà del club. Per Cucurella non sono stati mesi facili. Sia per gli infortuni subiti che ne hanno limitato l’utilizzo. Sia per alcuni problemi personali. Con l’arrivo di Pochettino al Chelsea il suo rendimento è cresciuto parecchio. La sua intensità, la sua capacità di vincere le seconde palle, di coprire ampie porzioni di campo tanto da sembrare ubiquo, di sovrapporsi, lo hanno reso un uomo prezioso. Tanto che Luis de la Fuente ha deciso di portarlo in Germania. Una mossa che si è rivelata molto più azzeccata di quanto si potesse pensare. Anche perché, pur avendo avuto poche chance per giocare insieme, Cucurella è diventato la spalla ideale per Nico Williams. Una rivincita per un ragazzo bocciato dal Barça che ora è diventato una figura di culto.

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