Lettere al direttore

L’Ucraina e il fronte dell’informazione per facilitare la pace

Di Giacomo Ivancich Biaggini
23 Febbraio 2023
Le conseguenze della guerra in Ucraina

Le conseguenze della guerra in Ucraina

Caro direttore, il tragico conflitto armato in Ucraina sembra ormai ad un punto morto.

La possibilità di una soluzione senza vincitori né vinti, che “salvi la faccia” ad entrambe le parti, appare da tempo impraticabile; nelle fasi iniziali principalmente per l’opposizione ucraina ad ogni arretramento dal suo obbiettivo di riconquista di tutti territori invasi nel 2014, nonché per il fondato timore che ogni minima concessione a Putin finisca per essere il preludio ad altre avventure espansionistiche russe. Ora più che mai, dopo che le pretese di Mosca si sono rafforzate a seguito della “annessione” di nuovi territori mediante referendum truccati. Territori già conclamati come intoccabili in quanto parte integrante della Santa Russia.

Quindi Putin sembra ormai essersi impegnato per una vittoria totale, che non può certo essergli consentita ed implicherebbe comunque anni di logoramento e distruzioni, che la Russia con il suo grande potenziale di “carne da macello” potrebbe sopportare a lungo, sempre che la sua opinione pubblica rimanga disposta a grandi sacrifici, considerandoli necessari “per il bene della patria” in pericolo, minacciata di oppressione, disgregazione o distruzione da parte dei nemici occidentali senza scrupoli e sacrileghi. E in questo momento la propaganda di Putin vince ; per lo meno sul fronte interno! L’aggressione viene presentata come una lotta “esistenziale”…

Ed è proprio sul fronte della informazione – o piuttosto nel correggere la disinformazione – che l’Occidente sembra carente. È chiaro che la Russia fa di tutto per evitare che le notizie dall’estero raggiungano i propri cittadini, ma non ci riesce completamente; e dovrebbe essere possibile attraverso la radio, internet e altri sistemi far penetrare poco a poco in quel territorio “controinformazioni” appropriate su più vasta scala. E non tanto per ragguagliarli, come sempre necessario, circa la situazione sul campo, ma soprattutto per rendere chiaro che la narrazione putiniana di una Russia “aggredita e assediata”, che l’Occidente e i “nazisti” vorrebbe distruggere o umiliare, assieme alla loro cultura, è lontanissima dalla verità. E che la loro patria avrebbe tutto da guadagnare con un approccio più realistico e teso a una proficua collaborazione pacifica, in cui potrebbe tranquillamente conservare il suo ruolo di grande potenza, sempre rimanendo la tradizionale Santa Russia Ortodossa, con la sua cultura letteraria e musicale da sempre europea; ma senza la pretesa di continua (e inutile) espansione per proteggersi da pericoli immaginari o per ambizioni imperialistiche di altri tempi. La buona volontà occidentale può essere dimostrata dalle sue aperture del recente passato, come quella di “Pratica di Mare” e dall’offerta di collaborazione con la Nato, non accolta da Putin. E il nuovo approccio collaborativo potrebbe essere garantito da un trattato di sicurezza, tipo Helsinki rafforzato.

Ovviamente anche le dichiarazioni pubbliche americane ed europee non dovrebbero essere solo tese all’affronto, con escalation dei necessari aiuti militari, ma deve anche venir ben riequilibrate nel senso di cui sopra. A Varsavia Biden ha fatto sì un breve accenno alla distinzione fra la Russia e l’attuale regime aggressivo, ma con toni che sembrano non abbastanza convincenti per rassicurare l’orgoglio russo.
Un cambiamento sostanziale dell’atteggiamento dell’opinione pubblica russa non potrebbe certo, da solo, risolvere tutti i problemi della guerra, ma se accompagnata da una efficace resistenza ucraina, grazie alle armi fornite in maniera adeguata e tempestiva, potrebbe alla lunga fiaccare il fronte interno russo e indurre Putin, o chi per lui, a cercare una via accettabile per la pace.

Pace che presumibilmente non potrebbe essere raggiunta senza qualche sacrificio da entrambe le parti, rispetto ai propri obbiettivi dichiarati, e richiederebbe comunque un calendario preciso, mentre le sanzioni dovrebbero essere sollevate solo gradualmente sulla base dei passi in avanti di un processo da definirsi.

Wishful thinking? Sarebbe comunque una via da seguire, continuando sempre ad aiutare l’Ucraina ad affrontare gli invasori. Ricordiamoci degli effetti di radio Londra sugli italiani durante la seconda guerra mondiale…

Giacomo Ivancich Biaggini

ambasciatore d’Italia a. r.

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