Ucraina. «La giornata di preghiera del Papa per noi è fondamentale»

Di Leone Grotti
26 Gennaio 2022
«Viviamo nell'incertezza da otto anni ormai. La gente è esausta. Vogliamo la pace. Il Papa ci fa sentire che non siamo soli». Intervista a Tetiana Stawnychy, presidente di Caritas Ucraina
Papa Francesco all'Angelus annuncia la preghiera per l'Ucraina

Papa Francesco all'Angelus annuncia la preghiera per l'Ucraina

«La giornata di preghiera per la pace in Ucraina indetta per oggi da papa Francesco è un gesto fondamentale per noi. Ci fa sentire che non siamo soli, che non siamo dimenticati». Tetiana Stawnychy sa bene quanto sia importante oggi per gli ucraini percepire di non essere abbandonati, ma oggetto di una solidarietà concreta, tanto spirituale quanto materiale. Parlando con Tempi mentre oltre 92 mila soldati russi si ammassano al confine e i giornali giudicano «imminente» l’invasione, la presidente di Caritas Ucraina afferma: «Qui tutti vogliamo solo la pace, ma nessuno sa che cosa accadrà. Vivere nell’incertezza è la cosa più difficile in questo momento».

La guerra in Ucraina va avanti da otto anni

L’incertezza è una condizione alla quale gli ucraini rischiano purtroppo di assuefarsi. La guerra iniziata nel 2014, che ha causato la morte di 14 mila persone e lo sfollamento interno di 1,3 milioni, non si è mai conclusa e negli ultimi otto anni tensioni e scontri lungo la linea di contatto con le repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk non sono mai mancati.

Dall’inizio del conflitto la Caritas ha già aiutato più di 826 mila persone, portando assistenza specialmente agli sfollati nella zona cuscinetto che si estende per 15 chilometri dalla zona di contatto: «Abbiamo messo in piedi moltissimi progetti», spiega Stawnychy. «Abbiamo distribuito cibo, vestiti, gas e ogni genere di aiuto umanitario. Ma, allo stesso tempo, abbiamo fornito sostegno psicologico alle vittime della guerra e dell’instabilità, aiutandole anche a riprendere in mano la propria vita».

Il lavoro di Caritas Ucraina

Attraverso piccoli prestiti, «aiutiamo le persone a guadagnarsi da vivere, magari aprendo una piccola attività. Lavorando assieme alle comunità, le abbiamo spinte a ritrovarsi insieme, identificando i problemi comuni e cercando un modo per risolverli». Un’opera che va molto oltre l’assistenzialismo: «In alcuni casi la gente ha bisogno di aiuti molto basilari, in altri deve essere sostenuta per ricostruirsi una vita».

Il progetto di cui Stawnychy va più fiera è quello portato avanti nella zona cuscinetto e che negli anni ha coinvolto oltre 3.000 bambini di 17 scuole diverse, ai quali è stato offerto un supporto innanzitutto psicologico, «coinvolgendo anche insegnanti e genitori. Attraverso di loro, abbiamo aiutato tutti».

«Vogliamo la pace. Ringraziamo il Papa»

Come ogni organizzazione, anche la Caritas in Ucraina si sta preparando al peggio e alla possibile invasione, pensando a come continuare a fornire aiuti essenziali. Ma «nessuno di noi sa che cosa succederà. Noi speriamo, e preghiamo, che la diplomazia trovi una strada per evitare la guerra, diminuire la tensione e far tornare tutti alla normalità. È qualcosa di cui abbiamo tutti bisogno».

Al pari di tutto il popolo ucraino, Stawnychy ha molto apprezzato l’appello per l’Ucraina del Consiglio delle conferenze episcopali d’Europa, nel quale l’arcivescovo di Vilnius e presidente del Ccee, monsignor Gintaras Grusas, ha affermato che «come pastori del Continente europeo vogliamo fare appello ai responsabili delle nazioni, affinché non dimentichino le tragedie delle guerre mondiali del secolo scorso e affinché venga difeso il diritto internazionale, l’indipendenza e la sovranità territoriale di ciascun paese. Insieme al santo padre, vogliamo chiedere ai governanti di “trovare soluzioni accettabili e durature in Ucraina”, basandosi sul dialogo e sul negoziato e senza ricorrere alle armi».

Evitare la guerra a tutti i costi, questo è ciò che chiede il popolo ucraino. «La gente è stanca, esausta per questa situazione di continua tensione che, ripeto, va avanti da otto anni», conclude la presidente della Caritas spiegando che 3,4 milioni di persone si trovano in una condizione di bisogno. «Ecco perché l’appello del Papa è per noi così importante: ci siamo sentiti abbracciati e considerati. Speriamo che questa giornata faccia fare passi avanti verso la pace».

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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