Good Bye, Lenin!

Un “Pacco bello” per aiutare i poveri in Polonia

Nel 2018 oltre 2 milioni di polacchi vivevano in condizioni di estrema povertà, e quest’anno se ne aggiungono altri 400.000. Tra tutti, 276.000 sono anziani che sopravvivono con meno di 5 euro al giorno: un gelato a Cracovia lo paghi 4 złoty, che fanno 0,93 euro, un caffè 2 euro, ma ce ne vogliono già 5 per andare al cinema, è un lusso?

Che il 5% della popolazione polacca viva in forti ristrettezze lo rivela il Rapporto sulla povertà pubblicato a fine novembre dall’associazione Wiosna e ripreso dall’agenzia cattolica nazionale. “Il rapporto – scrivono i responsabili – non intende impressionare nessuno. Parla di situazioni che, come società, di solito conosciamo molto bene. E che ogni giorno facciamo di tutto per ignorare (…). Due milioni sono troppi per non notare il problema. Tanto più che i più colpiti sono principalmente coloro che difficilmente potrebbero far valere i propri diritti”.

L’associazione Wiosna segue da quasi vent’anni il progetto di assistenza che oggi si chiama Pacco bello ed è diffuso in tutto il paese, anche se i suoi inizi risalgono al 2000 quando don Jacek Stryczka e un gruppo di studenti iniziarono a consegnare pacchi di aiuti a una trentina di famiglie bisognose della periferia di Cracovia. È proprio grazie a don Jacek che il progetto è decollato: nel 2003 l’allora Pacco di Natale era distribuito a 214 famiglie in tutto il capoluogo e l’anno dopo erano più che raddoppiate.
Dal 2008 il nuovo Pacco bello, distribuito prima di Natale, arriva a migliaia di famiglie, e fra le personalità di spicco che hanno sostenuto l’iniziativa ci sono papa Benedetto XVI e papa Francesco, le famiglie del presidente e del premier, numerosi calciatori e attori.
Si tratta di uno dei progetti sociali più diffusi in Polonia, ma l’intento non è solo quello di consegnare alimenti, abiti o giocattoli un paio di volte all’anno, quanto piuttosto di fare in modo che chi è in difficoltà ritrovi la forza e abbia gli strumenti per rimettersi in piedi, secondo la “mentalità del pescatore” richiamata sul sito dell’Associazione: se vuoi pescare devi usare la canna, ma se la vendi finirai per doverlo comprare.

I dati sulla povertà vengono raccolti grazie alle visite e alle conversazioni tra gli oltre 12.000 volontari e le migliaia di famiglie o di singoli assistiti in tutta la Polonia. Quest’anno, fra i più esposti al rischio di estrema povertà sono stati segnalati anche i bambini: “Contrariamente a quanto si crede, il numero di piccoli che vivono in queste condizioni è in aumento, si è passati da 325.000 nel 2017 a 417.000 l’anno scorso”. E i senza lavoro: “Sebbene la disoccupazione in Polonia oggi non sia considerata un problema significativo a livello nazionale, in molte regioni periferiche raggiunge (o addirittura supera) il 20%”.

I materiali divulgativi riportano alcune storie, come quella del piccolo Szymek, che da grande vorrebbe fare l’eroe – proprio come sua mamma, che da sola cresce lui e il fratello. Sara invece ha 20 anni ed è estremamente ambiziosa: dopo il diploma ha iniziato a studiare pedagogia. Balla, dà lezioni di zumba, ha imparato a cucire a macchina, ama disegnare e dipingere e vuole perfezionare lo studio delle lingue. Sei anni fa, proprio per via dei genitori alcolisti, lei e i suoi due fratelli più piccoli sono finiti in orfanotrofio. I genitori sono morti e ora lei è l’unica persona su cui i ragazzi possono contare. “Sogno una casa con un giardino, una famiglia felice con dodici figli e di lavorare con i giovani”. Per ora le basterebbe avere un giaccone invernale, scarpe nuove e un miscelatore, “in modo da fare una torta per i miei fratelli, ogni tanto”.

Sul sito dell’iniziativa è possibile effettuare una donazione, sia come privati o come aziende, o conoscere la storia e le esigenze di una famiglia da aiutare con il Pacco bello. Basti pensare che nel 2017 la cifra raccolta ha toccato i 12,5 milioni di euro. Sembrano tanti, ma i bisognosi numericamente superano la popolazione di Varsavia.
“La povertà non è una patologia – dice Joanna Sadzik, presidente di Wiosna: – È un’esperienza che colpisce tutti coloro che hanno dei sogni, o almeno una volta li hanno avuti. E non sognavano la povertà. Non voltiamogli le spalle”.

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