UNA CHIESA SENZA MARGHERITA

++Nessuno immaginava che Giulio Andreotti avrebbe appoggiato pubblicamente Francesco Storace nella campagna elettorale per la Regione Lazio. Andreotti si è sempre schierato “presso il centro-sinistra”. è rimasto sempre sul bagnasciuga ma, per dire così, dalla parte dell’acqua. Anche nel dibattito sulla riforma costituzionale, si è schierato contro il testo proposto dal governo. Andreotti poteva essere considerato adiacente al centro-sinistra, come Emilio Colombo, quasi a indicare l’identità tra prima Repubblica e i partiti residuati di essa collocati a sinistra del centro. Per questo, la sua dichiarazione di voto sorprende. Certamente ha pesato per quegli elettori propensi a votare Marrazzo. Incide sulla credibilità della Margherita e sulla continuità relativa di essa con la Dc, non solo sulle elezioni laziali.
Andreotti ha ricoperto le posizioni di tutte le culture politiche della Dc e può essere considerato un’autorità per tutti coloro in cui la memoria o il rimpianto della Dc costituiscono un motivo politico ed elettorale. La scelta di Andreotti smentisce il principio, implicito nella sua posizione precedente, che la continuità democristiana vada cercata nella Margherita e nel voto per i suoi uomini in Lazio e altrove. È uscito dalla linea politica che ha mantenuto in questi anni: se lo ha fatto ci debbono essere delle ragioni.
E la ragione plausibile è che su di lui abbiano agito le indicazioni provenienti dall’autorità ecclesiastica romana. Già recentemente aveva motivato, con l’ossequio alla scelta della Conferenza episcopale, la sua scelta di indicare l’astensione nel referendum sulla fecondazione assistita. Si era certamente impegnato per votare “no” al referendum, ma questo, di fatto era un appoggio alla scelta referendaria promossa dalla sinistra.
Si può dedurre che anche nel caso del voto per Storace abbia influito un orientamento della Conferenza episcopale e segnatamente del cardinale Ruini. Ciò fa pensare che ai più alti livelli della Chiesa ci si sia resi conto che la Margherita, un insieme di notabili senza partito, sia uno schermo ben debole per limitare le conseguenze della gestione postcomunista della Regione Lazio. È un piccolo segno dell’incrinamento della fiducia della Chiesa italiana verso la Margherita e verso i democristiani che vi abitano. Nonostante la tradizione concordataria del Pci, il nuovo laicismo abita la sinistra postcomunista, non a caso i Ds hanno promosso il referendum contro una legge del governo Berlusconi che la Chiesa italiana approva. La Chiesa italiana comincia a pensarci e Andreotti ne ha preso atto. Questo fatto indica un cambiamento che va oltre le elezioni laziali.
bagetbozzo@ragionpolitica.it

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