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Il giorno dopo il ritorno da Caorle, lo scorso 19 giugno, ci è arrivato il messaggio di un amico che era rimasto con noi tutti e tre i giorni della seconda edizione di “Chiamare le cose con il loro nome”, la festa di Tempi per celebrare Luigi Amicone con un premio giornalistico a lui intitolato. Quel messaggio diceva così: «A quest’ora saremo rientrati nei rispettivi uffici e nelle rispettive case. A me però è sembrato di rimanere insieme in una “nostra casa”, partecipando alla crescita di una comunità che si rafforza e si allarga». Ora questo articolo sui tre giorni nella “Small Venice” veneta che per il secondo anno ha adottato la nostra redazione per un weekend potrebbe finire qui. Perché l’evento di Caorle, più ancora che per il successo di pubblico e la risonanza mediatica avuta, è stato un vedere crescere un altro pezzetto della comunità tempista, facce precise di gente precisa: vecchi e nuovi amici, lettori della prima ora e persone c...
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