
Una cosa accomuna i teodem del Pd e l’ultrasinistra, la voglia di resuscitare un clima da anni Settanta
Credo che Paola Binetti e Luigi Bobba, i teodem dell’Ulivo, debbano sentirsi piuttosto soli nel Partito democratico. Tutti i cattolici che concorrono alla carica di segretario della nuova formazione sono favorevoli ai Dico. E sono tutti avversi alla direzione che il cardinale Camillo Ruini ha impresso alla Chiesa italiana e di cui i teodem dell’Ulivo sono l’effetto.
Le candidature cattoliche sono tre, tutte qualificate. La candidatura a vice segretario di Dario Franceschini è l’espressione dei cattolici democratici della Dc, definiti fondamentalmente dall’opposizione di alcuni laici cattolici al referendum promosso dalla Chiesa contro l’introduzione del divorzio nella legislazione italiana. Essi appartengono tutti alle sinistre democristiane, e specialmente a quella di Base, che governò il passaggio dello scioglimento della Dc nel Ppi alleato con il Pds. Il gruppo di Franco Marini ha firmato con 60 parlamentari un manifesto che proclama l’autonomia dei laici in politica. Rosy Bindi rappresenta un’altra versione, quella che più propriamente si fa chiamare cattocomunista e si pone formalmente contro la posizione della gerarchia durante il periodo Ruini. E soprattutto è colei che ha introdotto la legislazione sui Dico. Enrico Letta rappresenta la scuola di Bologna, quindi la linea di Giuseppe Dossetti e di Giuseppe Alberigo, quella che organizzò un appello per impedire l’intervento formale dei vescovi sui temi della politica considerati eticamente sensibili dalla gerarchia. In forma diversa, sono tutte posizioni che si distaccano da quella del cardinale Ruini e quindi formalmente si preannunziano addirittura, nelle parole della Bindi, come correzione fraterna alla gerarchia. Perciò il voto per la Bindi e per Letta, come quello per Franceschini vice di Walter Veltroni, saranno un pronunciamento contrario alle posizioni della Chiesa. Serviranno a organizzare formalmente il dissenso cattolico.
Anche qui siamo tornati agli anni Settanta, così come avviene nella sinistra radicale che ripropone l’autunno caldo (e questa volta non per un movimento di massa, ma per il referendum sull’accordo di governo). Nell’epoca della globalizzazione, l’Italia si pone in un tempo storico diverso, quello degli anni Settanta, e suscita fenomeni che sembravano superati: il ritorno della rivoluzione a sinistra e la contestazione nel mondo cattolico. L’Italia è un’eccezione d’Europa, dunque, perché rivive il passato. E quegli anni tornano ora nel nostro paese mentre l’Europa cerca di governare la globalizzazione mediante una più forte iniziativa di governo.
bagetbozzo@ragionpolitica.it
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