UNIONE PER PRODI, PRODI PER DS

Come era inevitabile, al movimento di Marco Follini nel centro-destra ha corrisposto un movimento nel centro-sinistra. La Margherita (Dl) discute della possibilità di mantenere il proprio simbolo nella lista dell’Ulivo. Secondo l’accordo le quattro componenti del partito riformista si sarebbero dovute presentare sotto il simbolo dell’Ulivo. Ora, invece, i democristiani di Dl non sono più d’accordo e, per bocca di Ciriaco De Mita, propongono di mantenere il simbolo di Dl nella lista elettorale. Di qui la lite fra Piero Fassino e Francesco Rutelli che ha capito che i Ds considerano Dl un elemento marginale della coalizione.
Era inevitabile che i risultati elettorali negativi per Fi ridessero fiato ai democristiani di entrambi gli schieramenti, convinti che la logica del maggioritario si fa meno stringente. Le difficoltà al partito unico si fanno così visibili a destra come a sinistra e sono probabilmente parte di un unico disegno politico, quello di dare forma ad un’area post-democristiana negli spazi che dividono i due schieramenti. La Dl è composta da persone provenienti dalla sinistra democristiana e da prodiani doc; non vi è dubbio che questi si opporranno alla richiesta del simbolo della Margherita sulle liste elettorali. Le carte tornano in mano a Prodi, il quale ha stabilito le sue fortune politiche sull’asse che unisce Ds e Rc e ritiene che l’unità della sinistra sia la condizione politica, sociale e reale per poter far funzionare il governo che è chiamato a presiedere.
Prodi potrebbe adottare le medesime posizioni di Fassino e isolare la componente democristiana della Dl all’interno del partito riformista. Il rischio della marginalità politica, nonostante i successi elettorali, pesa sulla Dl che non è più in grado di esprimere una realtà politica alternativa alla sinistra. Così, si trova obbligata ad accettare le condizioni della sinistra di cui Prodi si farà prima o poi il portatore. Bisogna vedere fino a che punto i democristiani della Dl si sentiranno di insistere, ma la sinistra non può accettare uno spostamento anche solo numerico della coalizione del centro-sinistra verso l’area democristiana.
Per questo la qualità della politica può contare più di un maggiore o minore numero di voti.
bagetbozzo@ragionpolitica.it

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