
La preghiera del mattino
Università è libertà, certo. Ma non di cancellare il pensiero altrui

Su Huffington Post Italia Eleonora Mattia scrive: «I luoghi del sapere sono e devono restare presidi di libertà».
Queste parole, riferite alle università e agli interventi della polizia, della “dem” Mattia sono assolutamente ragionevoli, però lo diventano meno quando si accompagnano a una certa indifferenza nel prendere le distanze da chi si mobilita per impedire ad altri di esprimere il proprio pensiero.
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Sulla Nuova Bussola quotidiana Eugenio Capozzi scrive: «È successo che a un certo punto è arrivato il Sessantotto, e la cultura della sinistra italiana è passata, nel giro di pochi anni, dalla severa, ultraselettiva concezione dello studio propugnata da Antonio Gramsci a un rifiuto generalizzato di ogni gerarchia, di ogni giudizio, di ogni competizione, sia pur fondata sulle capacità effettive, sostituita da un vittimistico egualitarismo assoluto, un “vietato vietare” secondo cui sono lo sforzo, il lavoro, la responsabilità in sé a essere valori “borghesi”, quindi disprezzabili».
Il movimento socialista nella sua storia concretamente iniziata nell’Ottocento è sempre stata una tendenza politica che faceva i conti con la realtà. Anche nella fase in cui, scoppiata quella lunga guerra civile europea iniziata nel 1914 e finita nel 1991, una parte del socialismo si trasforma nella formazione politica militarizzata che è quella comunista. Il Sessantotto introduce invece una tendenza irrazionalista a sinistra che continua a dare i suoi frutti ancora oggi.
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Su Formiche Carlo Fusi scrive: «C’è da dire che in questo suo sforzo Meloni è aiutata dal mainstream che accompagna l’attuale fase politico-istituzionale-sociale. In altri termini, è da tempo che la sinistra viene vissuta (e in buona parte si comporta) come il partito della difesa dello status quo, dell’arroccamento a tutela degli strati sociali – dai pensionati al pubblico impiego alla scuola – che la votano e da essa pretendono garanzie di mantenere l’attuale condizione economico-sociale».
Insomma, staremmo assistendo allo strano scontro tra un conservatorismo dinamico e un progressismo immobilistico.
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Su Atlantico quotidiano Gianluca Spera scrive: «Il Partito democratico si trova di nuovo in mezzo al guado, stretto tra la necessità di conservare la linea atlantista e le pressanti spinte pacifiste che arrivano dal lato sinistro. I prossimi giorni si preannunciano particolarmente complicati per il partito ancora guidato da Enrico Letta».
Ma parlare di un rapporto tra Lettino e il verbo “guidare” non è un ossimoro?
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