
Uno per tutti
Una decina di giorni fa mi è capitato di guardare Torino-Como. Rigore per il Como: sul dischetto si è presentato Massimiliano Ferrigno. Ha tirato e ha sbagliato. Il fatto in sé non è rilevante, ma mi ha colpito rivedere Max Ferrigno in campo. Max è quello che tirò un pugno al collega del Modena Bertolotti alla fine di Como-Modena (serie C, novembre 2000). Bertolotti finì in coma, per fortuna si salvò, ma ha dovuto lasciare il calcio. Vive con una placca di metallo in testa e vende caldaie. Con Ferrigno ha in corso una serie di cause per risarcimento danni. Non so come andrà a finire e sinceramente penso che siano affari loro. Però Max Ferrigno rappresenta un caso unico nel nostro calcio di pataccari, di presidenti intenditori di calcio, di giocatori con passaporti double face, di bilanci multi face, di anabolizzati («ci dev’essere un errore, sono innocente, sarà stato il the della zia»), di ultrà violenti. è l’unico nella storia del football – e forse anche della giustizia ordinaria – ad aver scontato per intero la sua pena. I suoi tre anni se li è fatti tutti, fino all’ultimo giorno. Non fraintendete, non voglio le galere piene e il boia col superlavoro. Ma mi piacerebbe che anche qualcuno di quelli che tirano pugni al calcio tutti i giorni, ogni tanto, scontasse qualcosa.
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