
L’urgenza di regolare il consumo di tabacco, alcol e sale anche nei paesi poveri

Ottavo articolo della serie di Bjørn Lomborg dedicata agli studi del Copenhagen Consensus su come la comunità internazionale può stabilire “Obiettivi di sviluppo sostenibile” davvero raggiungibili, a differenza dei velleitari 169 obiettivi fissati dall’Onu per il 2030. Le altre uscite della serie sono reperibili qui.
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Nel corso del XX secolo, il fumo ha ucciso circa 100 milioni di persone, la maggior parte delle quali vivevano negli odierni paesi ricchi. Tuttavia, il quadro sta cambiando, e gli oneri sanitari del fumo si stanno spostando dai paesi ad alto reddito a quelli a reddito basso e medio. Alcune stime indicano addirittura che nel XXI secolo potrebbero morire a causa del consumo di tabacco un miliardo di persone.
Gli investimenti mirati a contrastare minacce per la salute come il tabacco, l’alcol e il sale sono stati, finora, appannaggio dei paesi benestanti. In Italia ogni anno muoiono a causa di malattie croniche qualcosa come 600 mila persone. Nei paesi più poveri, si è prestata molta più attenzione all’eliminazione delle malattie infettive. Poiché le persone vivono più a lungo, però, le malattie non trasmissibili stanno mietendo più vittime ovunque nel mondo, pur restando oggetto solo di una piccola parte dei finanziamenti nella sanità.
Nei paesi poveri, dovremmo continuare a combattere malattie come malaria, tubercolosi e Hiv/Aids, ma c’è bisogno urgente anche di dedicare maggiore attenzione ai fattori di rischio di malattie croniche come il consumo di tabacco, alcol e sale.
Abbiamo promesso di affrontare le malattie croniche entro il 2030, e questo insieme a molte altre promesse fatte nell’ambito dei cosiddetti Obiettivi di sviluppo sostenibile [Sustainable Development Goals, ndt]. Peccato che le stiamo tradendo. Con il ritmo attuale, il mondo si troverà in ritardo di mezzo secolo nella realizzazione di tutte le sue promesse. E il motivo è chiaro: i politici hanno preso l’impossibile impegno di mantenere 169 promesse. Ma non c’è differenza tra avere 169 priorità e non averne alcuna.
Quest’anno, il mondo si troverà a metà del tempo stabilito per le sue promesse in vista del 2030, tuttavia non raggiungerà nemmeno lontanamente la metà percorso. Il mio think tank, il Copenhagen Consensus, sta facendo esattamente questo: insieme con svariati premi Nobel e oltre cento economisti di massimo rilievo abbiamo lavorato per anni all’identificazione delle aree di intervento in cui ogni euro speso può produrre il maggior beneficio.
Un nuovo studio sottoposto a peer-review mostra che le politiche di tassazione e regolamentazione intese a combattere le malattie croniche possono garantire benefici sociali eccezionali a fronte di investimenti relativamente contenuti, cosa sostenuta in linea di principio dalla maggior parte dei paesi.
Ci sono due modi molto efficaci per ridurre il numero delle vittime causate dal fumo. Uno è farlo attraverso una semplice imposta sul tabacco. L’altro è la regolamentazione, che può prevedere divieti relativi alla pubblicità del tabacco e al fumo nei luoghi pubblici. Le tasse sul tabacco rendono più costoso fumare, il che comporta che un numero maggiore di giovani non inizierà mai a farlo, che più fumatori smetteranno o diminuiranno il consumo, e che ci saranno meno vittime del fumo passivo. Per lo Stato queste tasse rappresentano anche introiti abbondanti e certi, cosa che molti governi nel Sud del mondo faticano ad assicurarsi. Grazie a molti esempi reali sappiamo che aumentare la tassazione sul tabacco ne riduce il consumo.
Il costo diretto di una riforma della legislazione è abbastanza contenuto. Alzare le tasse sul tabacco in tutti i paesi a reddito basso e medio-basso fino a quattro volte il prezzo di vendita costerebbe secondo le stime appena 45 milioni di dollari americani. Naturalmente infliggerebbe agli attuali fumatori anche una perdita economica relativamente pesante, valutabile in quasi mezzo miliardo di dollari. In totale, il costo di qui al 2030 sarebbe di ben 462 milioni di dollari. Tuttavia, un provvedimento di questo tipo ridurrebbe significativamente anche il fumo, così salvando oltre 1,5 milioni di vite. In termini monetari, ogni dollaro di costo produrrebbe il fenomenale valore di 101 dollari in benefici sociali. Analogamente, regolamentare il consumo di tabacco determina costi amministrativi molto ridotti e oneri più pesanti per i fumatori, ma salvando verosimilmente più di 300 mila vite, garantisce un impressionante rapporto benefici-costi, pari a ben 92.
Anche l’introduzione di regole sull’alcol rappresenta un solido investimento. L’alcol uccide 300 mila persone l’anno nei paesi a reddito basso e 1,6 milioni in quelli a reddito medio-basso. Esso contribuisce a un gran numero di malattie ed è causa a livello globale di altre 700 mila morti accidentali, producendo così danni sociali immensi. Norme più stringenti sull’alcol possono ridurne il consumo nocivo ed evitare nel resto del decennio 150 mila morti. Ogni dollaro speso genererebbe in questo modo 76 dollari di benefici sociali. In alternativa, anche tassare l’alcol potrebbe produrre abbondanti, benché minori, benefici, per un valore di 53 dollari.
Ridurre l’assunzione di sale – come hanno fatto Regno Unito, Finlandia e Polonia, attraverso regole che diminuiscono gradualmente il contenuto di sale negli alimenti trattati – è un altro buon investimento. Secondo l’Oms dovremmo consumare poco meno di un cucchiaino di sale ogni giorno, ma quasi ovunque nel mondo le persone ne consumano molto di più. Questo conduce a pressione alta, patologie cardiache e infarti, e causa ogni anno quasi due milioni di morti.
Per i paesi più poveri del mondo, imporre regolamentazioni sul sale avrà un costo maggiore, oltre 400 milioni di dollari, ma questo approccio potrà risparmiare loro quasi mezzo milione di morti, producendo 36 dollari in benefici sociali per ogni dollaro speso.
Non riusciremo a realizzare tutte le promesse globali fatte in vista del 2030, era molto chiaro già quando queste sono state scritte. Tuttavia, i dati ora dimostrano che con ogni probabilità non raggiungeremo neanche gli obiettivi principali, perché abbiamo promesso qualunque cosa a chiunque. È giunto il momento di concentrare gli sforzi residui sugli investimenti migliori. E la nostra ricerca indica che tra i migliori investimenti possibili c’è la regolamentazione di tabacco, alcol e sale, che può produrre benefici eccezionali a fronte di costi ridotti.
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600.000 morti all’anno in Italia di malattie croniche. Secondi L’Istat la media dei morti in Italia negli ultimi anni è stata di 650.000.
Quindi quasi tutti muoiono di malattie croniche.
Mah! Nessuno muore di vecchiaia?