
Usa degli scandali
Qui, la storia “forte” degli ultimi giorni è stata rappresentata dai possibili effetti politici delle continue scoperte di corruzione ai massimi livelli di alcune delle maggiori corporation statunitensi, ivi compresi i settori contabili e i consiglieri agli investimenti. Non vi è dubbio che i Repubblicani si preoccupino e che al contempo invece i Democratici gioiscano per essere finalmente riusciti ad avere per le mani una questione davvero scottante con cui attaccare gli avversari politici quando, in autunno, si svolgerà la campagna elettorale mediante la quale essi sperano di riuscire a ottenere il controllo di entrambe le Camere del Congresso. A ogni buon conto, le elezioni prossime venture riguarderanno il rinnovo dei seggi del Congresso, cosa che interessa candidati di statura locale e non nazionale. Fra la gente, intanto, cresce la rabbia nei confronti dei corrotti non solo perché abili nel sottrarsi alla pena, ma perché capaci di lucrare milioni di dollari nel momento in cui le barche hanno incominciato ad affondare. Migliaia e migliaia d’impiegati, però, sono colati a picco assieme alle loro imbarcazioni e si trovano adesso a dover fare i conti sia con la disoccupazione, sia con la perdita del denaro investito nelle corporation che hanno falsificato i dati sulle proprie condizioni economiche. Nell’arco più o meno dell’ultimo decennio, ha investito in Borsa il maggior numero di americani medi di sempre (soprattutto anziani e persone vicine alla pensione), incoraggiati da quelle cifre che oggi si sa essere state falsificate, i quali hanno deciso di seguire queste vie invece di più sicuri mezzi per proteggere i risparmi di una vita. La domanda politica è se questa ondata di rabbia avrà ragione delle grandi cifre di consenso di cui dispone il presidente Repubblicano in questo momento di patriottismo e di guerra. Nulla di tutto questo porterà però i cittadini statunitensi a mettere in discussione il capitalismo in quanto tale. La loro rabbia non sarà ideologica; si dirigerà solo verso coloro che essi giudicano aver disobbedito alle regole del gioco eleggendo uomini politici che promettono di essere severi verso i colpevoli e di rafforzare, o addirittura aumentare, le supervisioni statali dell’intero processo. È interessante notare come fino a oggi la situazione non abbia ancora generato alcun appello ai valori etici necessari a entrare con fair play nel gioco degl’investimenti. I cittadini statunitensi esprimono pochi giudizi etici sul capitalismo e le Chiese hanno sempre cercato di mantenersene a debita distanza per tema di essere accusate di interferenze politiche. Per certo, la dottrina sociale della Chiesa cattolica non è oggi in posizione favorevole a pronunciarsi pubblicamente in ambito morale.
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