
Usa, il voto del dolore
Come vive il popolo americano la possibilità di un imminente attacco all’Irak? Risponde don Vincent Nagle, cappellano in un ospedale di Attleboro, vicino a Boston: «L’America non ha sete di sangue. Ha invece molta paura. Tutti sanno che dopo l’11 settembre le cose non possono più essere come prima e tutti guardano con apprensione le minacce che in questi anni il regime iracheno ha mosso contro il popolo statunitense. I vescovi cattolici hanno chiesto al governo di essere prudente, ma i recenti scandali non permettono loro di essere ascoltati come sarebbe giusto. L’opposizione al governo è molto critica e accusa l’amministrazione Bush di muoversi per soli interessi politici a discapito del bene del Paese. Tuttavia le recenti elezioni sembrano dire che la maggioranza del Paese è, in ultima analisi, dalla parte di Bush. Soprattutto è netto il desiderio di fare qualcosa, di reagire e rispondere in qualche modo ad una tragedia che ancora provoca dolore e smarrimento nella coscienza del popolo».
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