Usa, il voto del dolore

Di Massimo Camisasca
19 Dicembre 2002
Come vive il popolo americano la possibilità di un imminente attacco all’Irak?

Come vive il popolo americano la possibilità di un imminente attacco all’Irak? Risponde don Vincent Nagle, cappellano in un ospedale di Attleboro, vicino a Boston: «L’America non ha sete di sangue. Ha invece molta paura. Tutti sanno che dopo l’11 settembre le cose non possono più essere come prima e tutti guardano con apprensione le minacce che in questi anni il regime iracheno ha mosso contro il popolo statunitense. I vescovi cattolici hanno chiesto al governo di essere prudente, ma i recenti scandali non permettono loro di essere ascoltati come sarebbe giusto. L’opposizione al governo è molto critica e accusa l’amministrazione Bush di muoversi per soli interessi politici a discapito del bene del Paese. Tuttavia le recenti elezioni sembrano dire che la maggioranza del Paese è, in ultima analisi, dalla parte di Bush. Soprattutto è netto il desiderio di fare qualcosa, di reagire e rispondere in qualche modo ad una tragedia che ancora provoca dolore e smarrimento nella coscienza del popolo».

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