Valditara: «La nostra deve diventare una scuola delle diversità»

Anticipazione dell'intervista al ministro che appare sul numero di Tempi di gennaio. «Usciamo dalla scuola del '68, del “tutti uguali”»

Il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Vaditara, Milano, 18 novembre 2022 (Ansa)

«Vorrei garantire un’opportunità a tutti senza deprimere quelle potenzialità che sono in ognuno dei nostri ragazzi». Dice così in un’intervista al mensile Tempi di gennaio il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara.

Il titolare del dicastero di via Trastevere ha in mente una scuola che punti sulla «personalizzazione della formazione», favorendo «un’alleanza di intenti tra famiglie, studenti, docenti, parti sociali».

Valorizzare i talenti

Per fare questo, dice il ministro a Tempi, «la scuola deve partire dagli studenti, da quelle che sono le loro attitudini – i talenti – e valorizzarle al massimo. E ciò a prescindere dalle condizioni sociali della famiglia di origine, che andrà anzi supportata anche con la previsione di borse di studio per gli studenti meritevoli ma di modeste condizioni economiche. È in questo contesto che ho parlato spesso della figura degli insegnanti tutor. Questi docenti, adeguatamente formati e qualificati da un punto di vista psicologico e pedagogico, oltre che della formazione disciplinare, dovranno, in collaborazione con gli altri insegnanti, seguire più da vicino gli studenti che ne avranno necessità».

Formazione tecnica professionale

Un punto fondamentale di questo progetto riguarda la connessione col mondo del lavoro. «Ci sono 1,2 milioni di posti di lavoro che non vengono coperti – spiega Valditara – perché le imprese non trovano qualifiche corrispondenti. Va assolutamente rafforzata la formazione tecnica e professionale, costruendo una filiera unica che vada dalla formazione fino all’istruzione superiore, parallela all’università. L’istruzione tecnica e professionale deve tornare ad essere una scuola di serie A e non di serie B, come è considerata adesso. Va valorizzata e potenziata sul modello tedesco, dove il rapporto col mondo dell’impresa è stretto e proficuo. È su un’istruzione tecnica e professionale di qualità che si gioca il destino produttivo del nostro paese».

Viva la scuola delle diversità

Per il ministro è essenziale «far passare questo messaggio: l’intelligenza concreta è allo stesso livello dell’intelligenza astratta». E per questo lancia una sfida alla sinistra: «Usciamo dalla scuola del Sessantotto, usciamo dalla scuola del “tutti uguali”. La nostra deve diventare una scuola delle diversità, perché la diversità è una ricchezza. La capacità di valorizzare le diversità è la sfida di una scuola moderna, di una scuola democratica, di una scuola costituzionale. Non è un caso che la Costituzione sia fondata sul valore della persona, perché, come diceva già Giorgio La Pira – quindi non un turboliberista –, la persona è unica e irripetibile. E unici e irripetibili sono i suoi talenti che la scuola deve saper valorizzare e mettere a frutto. Tutti i talenti: quelli intellettuali e astratti e quelli manuali e concreti».

Scuole paritarie

A proposito delle scuole non statali, il ministro ricorda di aver creato «un tavolo per la parità scolastica, con un gruppo di esperti che ho invitato a ragionare a 360 gradi su tutti i temi legati alle scuole non statali non profit. Non si tratta solo di trovare qualche finanziamento in più, ma di garantire l’effettivo inserimento nel sistema di queste scuole, molto più di quanto non sia oggi. Io ritengo che le scuole paritarie debbano avere una effettiva pari dignità. Insomma, che si debba creare un contesto in cui non ci sia differenza di trattamento tra la scuola statale e quella non statale».

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