
Venezuela. «Anche la Chiesa è in crisi: preti senza fondi e mancano le Bibbie»

La crisi del Venezuela – economia, sanitaria, alimentare, democratica – è sempre più profonda e l’impatto sulla vita delle persone è enorme. «Se un uomo entra in un negozio, chiede quanto costa un qualunque alimento», racconta ad Aed monsignor Manuel Felipe Diaz Sanchez, vescovo di Calabozo, «poi esce per cercare i soldi necessari e rientra nel negozio nel giro di un’ora, scoprirà che nel frattempo il prezzo è già aumentato. Manca tutto, dappertutto, e la gente si nutre per lo più di riso e fagioli».
La situazione del paese è davvero drammatica, continua il vescovo, e solo la Chiesa offre un aiuto:
«Gli ospedali non hanno più medicine, emigrare spesso è l’unica soluzione e solo la Chiesa sostiene questi poveretti, sia in Venezuela che in Colombia, Ecuador, Perù e Cile. I fedeli delle comunità accolgono chi scappa, condividono quel poco che hanno e dobbiamo ringraziarli per la solidarietà».
LA CHIESA HA BISOGNO DI AIUTO
Anche la Chiesa, però, comincia a essere in seria difficoltà, spiega monsignor Diaz Sanchez:
«La miseria economica influenza la vita del clero. Per ragioni economiche non è possibile organizzare grandi manifestazioni religiose, come incontri per i giovani o per le famiglie. E se non ci si incontra, non c’è comunità. Anche la situazione dei sacerdoti ci preoccupa. Molti sono isolati e devono occuparsi di parrocchie molto grandi. Altri emigrano perché non possono più mantenere opere o monasteri».
Ecco perché la Chiesa del Venezuela ha un tremendo bisogno dell’aiuto di quella universale:
«Senza non possiamo sopravvivere. Non ho l’abitudine di mendicare, ma la gente ha bisogno di aiuto, di cibo e medicine. E noi abbiamo bisogno di aiuto pastorale. I preti e i fedeli devono incontrarsi per fortificarsi. Mancano anche Bibbie e materiale per la catechesi. I preti, infine, hanno bisogno di fondi: molti sopravvivono solo sui pochi spiccioli che raccolgono durante la colletta della Messa».
Foto Ansa
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