Vota Maduro o Maduro

Di Leone Grotti
22 Luglio 2024
Domenica 28 luglio si vota in Venezuela e la faccia del presidente compare 13 volte sulla scheda. Lo sfidante González è avanti di 47 punti percentuali e il dittatore avverte: «Se non vinco, sarà un bagno di sangue»
La scheda elettorale per le elezioni presidenziali in Venezuela
La scheda elettorale per le elezioni presidenziali in Venezuela: Maduro compare 13 volte (Ansa)

Nicolás Maduro, Nicolás Maduro, Nicolás Maduro e così via per ben 13 volte. Tanti sono i riquadri occupati dal volto del dittatore del Venezuela sulla scheda delle elezioni presidenziali, che si terranno domenica 28 luglio. Il presidente vuole essere sicuro di ottenere un terzo mandato e così ha disseminato la scheda con il suo nome, tante volte quanti sono i partiti che lo sostengono.

Nella prima delle quattro file di cui è composta la scheda, c’è solo lui. Per trovare i candidati dell’opposizione, i 17 milioni di venezuelani dovranno concentrarsi.

I trucchetti di Maduro per rubare le elezioni

Questo è solo uno dei trucchetti utilizzati da Maduro per vincere altri sei anni al potere e portare avanti le politiche socialiste che hanno distrutto l’economia del paese, trascinato la società sull’orlo del tracollo, aumentato a dismisura la repressione e obbligato 7,7 milioni di venezuelani a scappare dal paese.

Di questi 7,7 milioni, che di certo non amano il dittatore, circa 4 milioni si sono registrati per votare ma solo 69 mila potranno farlo, dal momento che il governo ha previsto una lunga serie di requisiti per impedire alla stragrande maggioranza dei migranti di esprimere la propria preferenza dall’estero.

I finti partiti di opposizione in Venezuela

La manipolazione del voto è un marchio di fabbrica del regime di Maduro e la stessa scheda elettorale è disseminata di tranelli per gli elettori meno attenti. Tra i candidati eleggibili, ad esempio, c’è anche Luis Martinez per Acción Democrática (Ad), un tradizionale gruppo di opposizione la cui leadership però è stata fatta fuori dai giudici, fedeli alleati del regime.

Molte persone potrebbero dare per scontato che l’Ad sostenga l’unico candidato di opposizione che ha una reale possibilità di successo, Edmundo González Urrutia, invece Martinez, considerato un alleato del governo, ha deciso di non sostenere l’uomo forte di Piattaforma unitaria (Pud) favorendo Maduro.

Infine, ad alcuni candidati è stato concesso di utilizzare gli stessi colori del principale sfidante del presidente, nella speranza che la confusione generata faccia perdere voti all’opposizione.

Il candidato principale dell'opposizione, Edmundo González Urrutia, denuncia l'arresto di oppositori politici da parte del regime
Il candidato principale dell’opposizione, Edmundo González Urrutia, denuncia l’arresto di oppositori politici da parte del regime (Ansa)

Il regime fa fuori gli oppositori

In un qualunque paese dove i brogli elettorali non siano all’ordine del giorno, simili trucchetti non sarebbero sufficienti per spaventare l’opposizione. Ma il caso del Venezuela è diverso. Le primarie di Piattaforma unitaria, che si sono svolte nel 2023, sarebbero certamente state vinte dalla leader Maria Corina Machado, ma l’attivista è stata prontamente interdetta dai pubblici uffici per 15 anni.

Il Pud l’ha quindi sostituita con Corina Yoris ma al momento di registrarla sulla piattaforma governativa per presentare ufficialmente la candidatura, il sistema non ha registrato il suo nome (e solo il suo) per «problemi tecnici».

Gonzales avanti di 47 punti su Maduro

A questo punto, e con una scelta in extremis, è stato candidato il diplomatico Edmundo González Urrutia, non esattamente una prima scelta. Eppure, l’ultimo sondaggio condotto dall’istituto Orc Consultores dà Gonzales in vantaggio con il 59,6% delle preferenze, mentre Maduro è fermo al 12,5%. Settimana scorsa il divario tra i due è era di 44,4 punti percentuali, ora è già salito a 47,1.

Per quanto possano esserci margini di errore nei sondaggi, nessuno penserebbe mai che un simile svantaggio possa essere recuperato in una settimana. Ma Maduro è pronto a tutto. Non solo a manipolare, come ha sempre fatto, i risultati delle urne (e non a caso ha impedito all’Unione Europea di inviare una squadra di monitoraggio della regolarità del voto).

Il dittatore: «Bagno di sangue se non vinco»

Il dittatore è già passato alle minacce, neanche tanto velate. Martedì, infatti, parlando ai suoi sostenitori nella capitale Caracas, ha dichiarato: «Il destino del Venezuela nel 21mo secolo dipende dalla nostra vittoria il 28 luglio. Dobbiamo ottenere il più grande successo, la più grande vittoria nella storia elettorale del nostro popolo, altrimenti il Venezuela sprofonderà in un bagno di sangue, in una guerra civile fratricida, causata dai fascisti».

Il presidente non poteva essere più chiaro. Il Venezuela è stremato e stanco della dittatura, ma Maduro non ha alcuna intenzione di fare un passo indietro.

@LeoneGrotti

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