Verità Rai sul caso Alpi e un popolo da servire

Di Luigi Amicone
11 Agosto 1999
Lettere

Signor direttore, essendosi la sua rivista in più occasioni occupata del caso dell’omicidio Alpi, tengo a informarla degli ultimi fatti nei quali, loro malgrado, sono stati ancora una volta coinvolti i marittimi della Shifco. Nonostante con la lettera che le allego, avessi diffidato il direttore del Tg3 a mandare in onda un servizio sul processo nel quale eravamo rappresentati come i soliti trafficanti di armi, giovedì sera la trasmissione è andata ugualmente in onda. Le pare possibile che dei cittadini vengano regolarmente diffidati dalla televisione pubblica senza che si possano mai difendere? D’altra parte, alla luce di quanto emerso nello stesso servizio Rai, dal quale si apprendeva che era stato il giornalista del Tg3 Giuseppe Bonavolontà a rompere i sigilli del bagaglio di Ilaria Alpi e quindi, presumibilmente, a sottrarre i taccuini e le videocassette della sventurata collega, mi sto sempre più convincendo che tutta questa vicenda sia un enorme complotto alle nostre spalle. Per questo le annuncio fin d’ora che a settembre daremo inizio a tutte le azioni legali necessarie perché finalmente si faccia chiarezza in questa storia e perché anche i marittimi della Shifco possano finalmente esporre la loro versione dei fatti.

Ecco la lettera alla Rai Al Direttore del TG 3 Roma e p.c. alla Procura della Repubblica di Roma Avendo avuto notizia di un servizio che andrà in onda questa sera sulla vs. rete, relativo al caso Alpi-Hrovatin, a nome di tutti i marittimi della Shifco che rappresento, la diffido a fare qualsiasi riferimento alle navi della flotta Shifco che possa ulteriormente arrecarci del male.

A nome invece personale, colgo l’occasione per comunicarle che, a prescindere dalle azioni legali che intraprenderò nei vs. confronti insieme ai duecento marittimi italiani, riuscirò in qualsiasi modo a far conoscere all’opinione pubblica l’infame complotto ordito dai suoi giornalisti – Torrealta Maurizio ma non solo lui – nei ns. confronti.

Da ormai 5 anni avete procurato e state ancora procurando danni, ma soprattutto un’immensa sofferenza a noi, ai nostri cari e peggio ancora ai poveri genitori di Ilaria, vittime anche loro ignare e innocenti della vostra disonestà.

Mario Mancinelli, Silvi Marina (Te) È effettivamente un’indecenza che un servizio pubblico televisivo permetta a dei cittadini, pagati come giornalisti, di diffamare a più riprese altri cittadini (che pagano tale servizio e chi ci lavora) a dispetto dei fatti e ora anche delle sentenze. E per di più senza possibilità di replica. Ma c’è un altro aspetto inquietante in ciò che lei, caro Mario, scrive. Se quanto dichiarato da Bonavolontà è vero, e non si vede perché dubitarne, siamo di fronte all’ammissione di un reato quale l’effrazione di sigilli posti su dei bagagli sequestrati perché possibili prove di un omicidio. Come mai nessuno ha mai pensato di indagare e, caso mai perseguire quella che ha tutta l’aria di essere un‘ammissione di colpevolezza? Aspettiamo sue notizie per contribuire, per quanto nei nostri mezzi, a che in questa vicenda si faccia un passo verso la verità. Per il resto salutiamo lei e tutti i marittimi di Silvi Marina.


Caro Direttore, tutto il dibattito (originato dal suo editoriale) post-elettorale sembra ruoti intorno alla nostalgia di un “mondo cattolico” che non è più capace di organizzarsi intorno ad un comune soggetto e progetto politico.

Ma secondo me questo sarebbe ancora un problema relativo, il dramma sta nel constatare che non esiste più un “popolo” cristiano riconoscibile come tale, “un’entità etnica sui generis”, come la chiamava Paolo VI! La pasoliniana profezia dell’omologazione generalizzata ci ha investito tutti in modo così radicale da renderci irriconoscibili nei comportamenti ed astratti nei ragionamenti. Questa è davvero la prima generazione postcristiana, nel senso che non riconosce più il nesso tra Cristo e la trama delle proprie occupazioni e speranze. Altro che mancanza del partito dei cattolici! La tendenza poi di tanto associazionismo, non solo parrocchiale, ad un’educazione di tipo umanitaristico e filantropico finisce col trascurare proprio quello di cui c’è più bisogno: l’approfondimento della “specificità” cristiana. Qui ormai i nostri ragazzi non capiscono nemmeno più la differenza tra la carità cristiana e il generico volontariato! Se queste sono le premesse, e non mi sembra di essere un visionario, come si può ragionevolmente evocare la presenza di un partito che abbia la forza di far politica e non solo testimonianza? Pessimista? Tuttaltro. È lo Spirito che guida la storia degli uomini e c’è già chi sta operosamente lavorando tra queste macerie, qualche “resto d’Israele” che rimette in piedi opere, scuole, cooperative, imprese nelle quali si comincia a percepire Cristo come risposta alla sete di destino che l’uomo porta inesorabilmente con sé. Solo la presenza di un popolo motiva e rende fruttuosi i tentativi di costruzione civile e politica. Per il momento non resta che esercitare la propria passione civile laddove intelligenza e sensibilità personale indicano, senza dogmatismi e, auspicabilmente, con la massima carità reciproca.

Graziano Grazzini, Firenze Coraggio, caro Graziano, perché, come in fondo lei stesso osservi, un popolo, quando c’è, si vede. Passano i partitini, le operette del volontariato e anche le associazioni da parrocchia, ma la realtà, fatta di opere e di uomini con le loro grandezze e le loro miserie, nel tempo, per quanto faticosamente, si impone. Aiutiamoci a stare in questo popolo e a favorire l’opera della realtà.

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