Vietato fumare

Di Fabio Cavallari
29 Aprile 2004
Vietato fumare. Qui, ci hanno detto, non si può entrare.

Vietato fumare. Qui, ci hanno detto, non si può entrare. Noi siamo salutisti, siamo contro i vizi comuni e d’ora in poi abbiamo deciso che non transigeremo più! Tabagisti pentitevi! Fumate pure ma sappiate e ve lo scriviamo a lettere cubitali: «Il fumo uccide», «fa morire», «provoca il cancro?» e «uccide anche chi vi sta vicino». Basta la sigaretta dopo il caffè al bar, basta al ristorante e in treno. Basta. Da destra a sinistra tutti nobilmente convinti che la nostra salute va preservata e multe salate a chi obbietta. L’ondata salutista però, carissimi portatori sani del politicamente corretto, non mi convince. Come è possibile che l’Italia, intesa come Stato, ha privatizzato luce, telefono e non le aziende che producono tabacco? Un controsenso anche imprenditoriale. Tu Stato produci, quindi intendi guadagnare, e poi disincentivi il consumo. Allora dismetti la tua unità produttiva! Anzi, fai di più: proibisci il consumo e la vendita tout court. Non si può, viene risposto, s’incentiverebbe il contrabbando. Non stiamo certo parlando di hashish e marjuana! Certo, ma anche qui qualcosa non funziona. Sono anni che mi chiedo a cosa servano le cartine in vendita presso i tabaccai. Dunque, due sono le tipologie in commercio: quelle corte e quelle lunghe. Le prime servono per coloro che fumano il tabacco sfuso, mentre le seconde (quelle lunghe) hanno solo un possibile utilizzo: rollarsi una canna. Visto che quest’ultime sono proibite, perché è permessa la vendita di un accessorio assolutamente indispensabile per la preparazione delle medesime? Recentemente poi, ho casualmente scoperto che a Milano in una via centrale un distributore automatico di sigarette aveva anche l’apposito contenitore-vendita per preservativi e cartine lunghe. Va bene, ho capito la logica legata ai preservativi, ma qualcuno mi vuole spiegare chi sta dietro la lobby delle cartine per canne? Salutisti tutti: non mi convincete.

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