
Vitta for president (Cnel)
Caro Vittadini, ho ascoltato con commozione sulla tua bocca l’aggettivo “cattocomunista”, di cui credevo di avere l’obrobrio della privativa, perché colpisce anche l’orto ecclesiastico: ed ancora di più le tue censure su Romano Prodi, il vero gestore, da buon dossettiano, dell’imbroglio cattocomunista in chiave Fiat. Parole sante, caro Giorgio, che spero si diffondano nella Compagnia delle Opere, che ora tu lasci, ed in Comunione e Liberazione. È un cammino lungo, l’uscita dalla politica dei “due forni” e dal mito andreottiano del cattolico per tutte le stagioni e per tutte le idee. Come Matelda nel Purgatorio dantesco, tu pensi che nella sinistra si possa scegliere “fiore da fiore”: tu hai scelto Bersani, la Lega delle cooperative, Franco De Benedetti e qualche altro non so se per dare smalto a loro o conforto a te. Ciò che più mi ha incuriosito è la proposta della bicamerale sociale, un istituto di cui non riesco a definire il volto, anche se ci ho pensato sopra. Poi mi sono accorto che la bicamerale sociale già esiste ed è una camera per conto suo, anche se solo con poteri consultivi: il consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, il Cnel. Propongo immediatamente la tua candidatura a presidente del Cnel, mi sembra che la maggioranza di governo potrebbe chiedere la presidenza di questo istituto che è stato lasciato tacere in un angolo, pensato come residuo corporativo e affidato sterilmente al grande giocoliere semi ideologico Giuseppe De Rita. Tu faresti sicuramente molto meglio. Ma forse la tua proposta è diversa, perché tu pensi di far sì che i tuoi fiorellini sociali della sinistra possano fare qualcosa non dirò di centro ma di politico: già ti vedo startene seduto felice tra Pezzotta e Bersani, un cattolico e un comunista che non sono sicuramente cattocomunisti. Ma, caro Giorgio, questo mi sembra un sogno di fine estate, un’altra interminabile serie di convegni in cui i tuoi fiori preziosi diranno le medesime cose di buonsenso che nessuno ascolta e che in fondo riducono il loro status politico a quella di una risicata marginalità. Che contano Bersani e De Benedetti, farfalle sotto l’arco di Tito della sinistra che esiste e che in essi non si riconosce? Puoi anche fare di Belardi e de Il Riformista gli organi della tua fondazione sociale, ma infine si tratta di scegliere tra un intelligente linguaggio politico e l’accettazione cosciente che esso non ha peso reale. Leggere Il Riformista è bello, ma politicamente inutile. Mi pare che scegliere francamente Berlusconi sarebbe culturalmente molto più interessante oggi che il nostro presidente del Consiglio media tra unilateralismo e multilateralismo, tra “coalizione di volontari” e Nazioni Unite. Un cattolico dovrebbe interessarsi a una politica di separazione del mondo islamico dal terrorismo islamico, insegnando ai cattolici che il mondo non è solo l’Africa subsahariana o le favelas brasiliane. Non sarebbe un bell’obiettivo culturale per il cinquantenario di Comunione e Liberazione affrontare il tema di cosa significa Occidente e del suo rapporto con la cristianità? Non penso certamente a un rapporto tra Forza Italia e Comunione e Liberazione come era quello subalterno imposto dall’unità ecclesiastica dei cattolici intorno alla Dc. Ma abituare i cattolici a guardare il mondo con occhi che vedono mi pare un compito migliore che quello di fare lo spigolatore della sinistra.
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