
Vogliono farci credere che viviamo nell’Alabama razzista anni Cinquanta

Articolo tratto dal numero di gennaio 2020 di Tempi. Questo contenuto è riservato agli abbonati: grazie al tuo abbonamento puoi scegliere se sfogliare la versione digitale del mensile o accedere online ai singoli contenuti del numero.
Per colpa di qualche bastardo che non compra questo foglio, come dovrebbe (so chi è e lo curo, dicevano Cochi & Renato), siamo un mensile. E quindi mi tocca scrivere facendovi credere che sia accaduto il giorno prima. Invece sono sotto le stelle colorate che la mia bellissima figlia ha preparato per il Santo Natale e dovrei fingere che Natale non esiste, un po’ come quei fessi che si inventano le alternative per non offendere coloro che non credono al Bambinello venuto a salvare il mondo.
Mentre vergo, fioccano le polemiche per il manifesto della Lega (calcio) contro il razzismo con tre scimmie. Prima s’era scatenata baruffa per altre simili futilità. E state tranquilli che non finiremo qua. Ormai dal titolo di un giornale al manifesto, dalla battuta alla vignetta, è pronta a partire l’onda dei militanti severi.
Vi comunico che questo non è un paese razzista. Certo ci stanno pure loro, ma quelli che invece non lo sono e, anzi, lavorano per una società solidale e accogliente, sono la maggioranza. Eppure ci raccontiamo di vivere nell’Alabama degli anni ’50, con il cappuccio bianco del KKK ficcato tra un vasetto di burro d’arachidi e la Colt. Così ci sentiamo costretti a dimostrare di non esserlo e facciamo cose che non sentiamo, solo per tacitare la nostra coscienza e i moralisti in servizio permanente effettivo. E quando fai qualcosa che non senti, la fai a cazzo. Buon Natale.
Foto Ansa
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