
Volete capire qualcosa della politica italiana? Allora leggete Il Foglio (e questo articolo)
Meno male che c’è Il Foglio a fare chiarezza e a mettere nero su bianco quello che sta succedendo all’interno della politica italiana e che fino a poco tempo fa era difficile immaginare: Silvio Berlusconi, che si è dimesso per fare posto al governo tecnico di Mario Monti, è contento di come sta lavorando il nuovo premier e non perde occasione per elogiarlo e appoggiarlo, non a caso ieri si è opposto alla sfiducia del ministro Andrea Riccardi. Repubblica invece, attraverso il suo fondatore De Benedetti, fa di tutto per destabilizzare i tecnici e dare addosso a Monti, anche se nel modo più nascosto possibile.
Per quanto si schermiscano, le parole di De Benedetti intervistato da Michele Santoro non lasciano adito a dubbi: “Bersani? «Non sia il candidato premier del Pd». Draghi? «Sbaglia tutto sul welfare». E infine un giudizio sull’epoca Monti, che non lascia dubbi: «C’è voglia di archiviare questo periodo». È un grande momento per il partito della zizzania che ha in Repubblica il suo quartier generale” (Foglio, p. 1). Fortunatamente ieri c’è stata una scaramuccia tra Angelino Alfano, il Pd e l’Udc – con il segretario del Pdl che si è rifiutato di andare a un vertice per parlare di poltrone Rai e giustizia – perché così Repubblica ha avuto modo di nascondersi e dire che è il Pdl che attacca Monti e cerca di destabilizzarlo.
Contro ogni evidenza, però. Zagrebelsky e De Benedetti, presidente e finanziatore di Libertà e Giustizia, lunedì prossimo al teatro Smeraldo di Milano si preparano a tirare cannonate contro la tecnocrazia. Perché, dicono anche nel loro manifesto (35 mila firme e tanto bel mondo compreso Gad Lerner): «Il Parlamento è delegittimato», «gli atteggiamenti acritici non sono consoni alla democrazia», «rinunciare alla politica è un pericolo». Ma perché Repubblica ce l’ha tanto con Monti? Per lo stesso motivo per cui Berlusconi ora lo appoggia e Zagrebelsky&co. lo criticano: nel governo tecnico c’è qualcosa di berlusconiano. “Monti, in Parlamento e non solo, si alimenta del consenso e persino (a quanto pare) della semantica berlusconiana, laddove invece Repubblica il berlusconismo avrebbe voluto epurarlo in ogni forma e latitudine. Ed ecco la tragica aporia: l’uomo che li ha liberati dall’egoarca è maculato di berlusconismo. E dice pure cose tipo: «Sono grato a Berlusconi». Nell’assenza fisica del loro Belzebù (il Cavaliere), hanno individuato un nemico surrogato nella cellula postberlusconiana dormiente, quella che alberga nelle «conseguenze» degli atti tecnocratici, quella che prende le sembianze del «Parlamento screditato», della legge elettorale gattopardesca” (Foglio, p. 4).
Per tutto questo Repubblica, mentre organizza una manifestazione contro Monti, cerca di fare passare Berlusconi e il Pdl come i nemici del governo. “Ma chi è chi? Chi soffia contro l’unità nazionale, contro la grande coalizione e contro il ridislocamento non fazioso della politica italiana? Chi è che fortissimamente vuole riproporre gli schemi violenti della ventennale contrapposizione ideologica? Chi desidera che il conflitto di interessi riesploda con prepotenza dilacerante? Di Silvio Berlusconi sappiamo che non fa che ripetere: «Fin dall’inizio abbiamo sostenuto Monti convinti con il nostro voto. Lo sosteniamo e continueremo a sostenerlo con lealtà e senso di responsabilità. Per l’interesse superiore dell’Italia»” (Foglio, p. 4).
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