
W l’Italia (prerisorgimentale e cattolica)
Abbiamo assistito alla festa di Ciampi, la festa del Presidente della Repubblica. Non riusciamo ad analizzare i sentimenti che ci pervadono. D’istinto avrei preferito una festa dell’Italia, che è cosa ben maggiore della Repubblica. Ed anche del Regno. Nonostante tutto, lo Stato unitario italiano, per necessario che fosse, non ha mai rappresentato la cultura italiana, perché ne ha escluso la componente cattolica, medievale, tridentina, romanica e barocca e si è affacciato alla storia con il Biancone romano del primo re Savoia. Non mi è mai accaduto, da cattolico, di riconoscermi in nessuna pagina della storia dello Stato unitario italiano: avrei preferito che l’Italia non fosse mai entrata nella prima guerra mondiale e sento il fascino di quel grande edificio europeo che fu l’impero asburgico. Un cattolico vive la storia del Cinquecento e del Seicento con Vienna e Madrid, non certo con Londra e nemmeno con Parigi. Un cattolico dunque che rispetti la sua identità cattolica non può amare senza riserve lo Stato italiano: ed è portato a considerare il fascismo più come una rivelazione della sua natura rivoluzionaria ed autoritaria e non una “parentesi”. Quando negli anni Quaranta ero un giovane democristiano, mi sentii più vicino a Gramsci che a Croce, nonostante fossi, nel linguaggio gramsciano, un “nipotino di padre Bresciani”. Accetto che il Regno risorgimentale fosse una conseguenza inevitabile della sconfitta cattolica nella cultura europea, ma rimango convinto che l’Italia è Roma, il Medioevo, Trento ed il barocco. Ma ciò non toglie che il Regno e la Repubblica italiani sono resi sacri per i cattolici, per i tanti uomini e donne che ne vissero la storia e che rendono anche la storia dell’Italia risorgimentale e repubblicana un tessuto della città di Dio. “Beati quelli che sono morti per le città carnali perché esse sono il corpo della città di Dio” (Péguy). E perciò mi sono commosso guardando la parata dei Fori imperiali di fronte ai nostri soldati, ai loro volti, alla storia degli abiti che indossano, perché anch’essi sono iscritti in questa storia sacrificale su cui si proietta sempre l’ombra salvifica della Croce del Signore. Debbo perciò ringraziare il presidente Ciampi di aver rievocato questa storia carnale della città di Dio. Solo un politico laico poteva farlo, forse i democristiani non lo potevano perché pur laicizzati, la memoria cattolica permane sempre nella loro tradizione fondante. Ed ho trovato molto bello che l’accento sia stato messo sui veri martiri di Cefalonia, che hanno rappresentato l’Italia non fascista né antifascista, che difendeva l’onore della bandiera. I comunisti hanno tanto occupato la Resistenza che essa, anche per chi vi ha partecipato, diviene un’esperienza da dimenticare. A meno non si intenda la vera Resistenza, che non è quella dei partigiani, ma la fedeltà del popolo alle istituzioni risorgimentali, vero antifascismo di massa che fu il sentimento comune del paese. Verrà un giorno in cui sarà possibile trovare il fondamento della Repubblica non nei partigiani o nei ”repubblichini”, ma in questa ostilità all’occupante tedesco, protestante e nazista, nel sentimento comune dell’Italia romana, medievale, tridentina, barocca. Dell’Italia prerisorgimentale cattolica.
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