
Cari lettori, cari abbonati

Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – «Tempi è un figlio» ha scritto settimana scorsa Luigi Amicone nel suo ultimo editoriale da direttore di questa testata (“Ho un compito ma non è il mestiere che faccio. Mi rimetto per strada”).
E poiché qui siamo un po’ tutti figli suoi, potevamo forse ripudiarlo? Certamente no, e dunque – tranquilli – Gigi continuerà a essere tra noi come potete vedere in queste pagine e dalla rubrica delle lettere sul settimanale con cui Amicone continuerà a tenere un filo diretto coi lettori (scrivete e a redazione@tempi.it). Per quanto riguarda la direzione, è stata affidata a Emanuele Boffi.
Cari lettori, quando nell’aprile scorso ci siamo rivolti a voi per chiedervi una mano, sottoscrivendo “abbonamenti sostenitori” che ci aiutassero ad affrontare un piano economico lacrime e sangue, la vostra risposta è stata straordinaria, superando ogni nostra più ottimistica previsione. Ed è stato un aiuto non solo sul piano economico, ma anche per confortarci del fatto che il nostro lavoro fosse apprezzato, nonostante tutti i nostri evidenti limiti ed errori. Ci stiamo muovendo, ma lasciateci essere, ancora per un po’, piuttosto vaghi: non perché abbiamo chissà quali arcani segreti da nascondere, ma solo perché vogliamo essere certi di darvi notizie definitive.
Dunque continuate a leggerci, a seguirci, ad abbonarvi. Potranno cambiare forme e strumenti, ma lo spirito rimarrà quello della prima campagna abbonamenti: «Tempi di commenti, di giudizi, di idee. Tempi di confronto, di discussione, di dibattito. Tempi di incontro».
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