Egitto, successo del “sì” al referendum sulla Costituzione. Ma i militari non stravincono

Di Redazione
16 Gennaio 2014
L'affluenza si è attestata al 38,5% contro il 33% del referendum del 2012 sulla Costituzione dei Fratelli Musulmani. Il generale Al Sisi esce trionfante dalle urne ma sperava in un successo maggiore

Manca ancora l’annuncio ufficiale dell’Alto comitato elettorale, ma secondo il giornale di Stato Al Ahram il referendum popolare sulla nuova Costituzione è stato un plebiscito a favore della nuova Carta. Venti milioni e mezzo di egiziani hanno votato sì, cioè circa 98 per cento dei partecipanti alle votazioni. Solo il 2 per cento si è espresso contro.

NODO AFFLUENZA. Dal punto di vista del risultato, il governo ad interim instaurato dal generale Al Sisi e dai militari può sicuramente ritenersi soddisfatto, anche perché la nuova Costituzione è considerata di gran lunga migliore della precedente, approvata senza dibattito dai Fratelli Musulmani nel 2012.
Ma come affermato in un’intervista a tempi.it da Kristen Chick, corrispondente dal Cairo per il Christian Science Monitor, «l’affluenza è fondamentale in questo referendum. I Fratelli Musulmani nel 2012 erano riusciti a portare alle urne solo il 33% degli elettori. Questo governo vuole fare meglio e dimostrare così che il popolo approva quello che sta facendo e vuole al potere un generale».

egitto-referendum-elezioniAL SISI. Il generale in questione è il ministro della Difesa Al Sisi, sicuro candidato e probabile vincitore delle prossime elezioni presidenziali, che aveva chiesto alla popolazione di dimostrargli che lo volevano al potere. Ecco perché gli serviva un’affluenza alta, perlomeno più alta di quella del 2012. Così è stato, almeno in parte. Secondo i dati diffusi da Al Ahram (tabella a fianco, ndr), il 38,5 per cento degli aventi diritto al voto si è recato alle urne. Circa il 4 per cento in più del 2012.
Il risultato è sicuramente positivo, ma non tanto come i militari si aspettavano. A non essersi recati al voto non sono stati solo i Fratelli Musulmani, che hanno chiesto il boicottaggio del referendum, ma anche molti giovani liberali, anima della rivoluzione del 25 gennaio 2011, che non volevano consegnare il paese un’altra volta ai militari. È anche possibile che la scontata vittoria del sì abbia spinto molti egiziani a non recarsi alle urne.

VITTORIA A METÀ. Le Forze armate, Al Sisi in testa, quindi, vincono questa sfida elettorale superando i consensi ottenuti dai Fratelli Musulmani, che lo scorso 25 dicembre sono stati dichiarati organizzazione terroristica con il beneplacito della popolazione stufa dei loro soprusi. Però non stravincono. E anche se questo non impedirà ad Al Sisi di diventare il prossimo presidente dell’Egitto, di sicuro non permette di parlare di appoggio incondizionato degli egiziani ai militari.

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