
In Puglia il Pd mette a rischio la sedia di Vendola
Mentre in Parlamento il Pd fa le capriole per trovare la governabilità, in Puglia pare stia per mandare gambe all’aria la giunta di Nichi Vendola. O almeno lavora alacramente in quella direzione. Mentre a Roma veniva eletto il Papa, a Bari Vendola attendeva la fumata degli alleati per il rimpasto al governo che ha presentato il 13 marzo, dopo che tre degli assessori sono stati eletti in Parlamento, e altri 4 sono dovuti uscire dalla giunta (una perché schieratasi con Rivoluzione civile). Dopo aver deciso di rimanere alla guida della sua Regione, Vendola ha quindi pensato di accorpare alcuni grandi assessorati (Welfare e sanità, e Opere pubbliche e Trasporti) e di rimescolare un po’ le deleghe, presentando una squadra di dodici assessori anziché i precedenti 14, 6 donne e 6 uomini. Se la parità di genere è stata rispettata, non sembra lo sia stata la parità tra alleati Sel e Pd, dato che 5 dei nuovi assessori sono “esterni”. Non solo, di queste cinque new entry uno è di Sel, un altro è un ex cgiellino vicinissimo a Vendola, due soli gli esponente del Pd, e poi, soprattutto, un altro, Leonardo Di Gioia, è un ex Pdl passato alla Lista Monti.
«MIE DIMISSIONI A DISPOSIZIONE». Alla direzione regionale del Pd, che si è tenuta nella serata del 13, si sono viste fuochi e fiamme, con l’alleato principale del neo governatore che ha chiesto nuove trattative per il nuovo governo, per avere più spazio. Vendola ha risposto picche e così, alle 23, ha dato lui la fumata bianca alla sua nuova giunta, convocando una conferenza stampa in cui ha dichiarato: «Se il Pd ritiene che questa giunta sia una menomazione delle prerogative della maggioranza relativa, e propone di limitare la mia autonomia, poco male: al Pd toccherà trovarsi non solo un nuovo governo, ma soprattutto un nuovo Presidente. Le mie dimissioni sono a disposizione». La contromossa è arrivata ieri dal Pd: una dei due nuovi assessori in quota Pd ha rifiutato l’incarico. Si tratta di Rosa Stanisci, che a Vendola ha risposto «La ringrazio ancora per la stima e la fiducia. Ma non accetto la nomina, sperando in questo modo di poter agevolare il confronto tra le forze politiche di maggioranza e dare alla Puglia il miglior governo possibile». L’altro assessore in quota Pd, invece, che è anche il capogruppo in regione del partito, Antonio De Caro, ha rimesso al suo partito la sua nomina: «Decideremo insieme».
«NICHI CAMPIONE DI TRASFORMISMO». A godere ovviamente sono gli avversari politici, e Vendola è riuscito in un colpo solo a mettere d’accordo il Pdl e Rivoluzione civile di Ingroia. Il primo commento sulle beghe riguardo alla nuova giunta è arrivato dal coordinatore del Pdl in Puglia, Francesco Amoruso: «Nella nuova giunta, Monti appoggia Vendola e la Cgil, in un’incredibile accozzaglia in cui l’assessore “montiano” è un ex An, transfugo del Pdl. Vendola è davvero disposto a sconfessare se stesso e la propria campagna elettorale pur di garantirsi la sopravvivenza politica in Puglia. Noi siamo molto soddisfatti della nuova giunta, perché rade al suolo in un colpo solo la credibilità di Vendola, di Monti, e di tutta la sinistra e ci dà la matematica certezza di riconquistare questa regione». Curiosamente gli fa eco Paolo Ferrero, segretario nazionale Rc: «Vendola si propone come campione di trasformismo, facendo fuori chi, come l’ex assessore di Rifondazione Comunista, l’aveva lealmente sostenuto sia alle primarie che nelle elezioni pugliesi, ed imbarcando chi l’ha osteggiato. Noto che la Puglia di Vendola continua ad essere un laboratorio, un tempo della capacità della sinistra di alternativa di vincere ed entusiasmare, adesso delle larghe intese con i poteri forti».
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