
La risposta del Quirinale alla lettera aperta del direttore di Tempi
Pubblichiamo la risposta del Quirinale alla lettera aperta del direttore di Tempi, Luigi Amicone, pubblicata sul numero 38 e che potete trovare qui.
lllustrissimo Amicone, desidero rappresentare il ringraziamento del Presidente della Repubblica per l’attenzione all’intervento al Meeting di Rimini dello scorso 21 agosto, che ispira la lettera aperta da lei firmata sull’ultimo numero di Tempi. Quanto alle domande poste nell’articolo sui temi della giustizia, vorrei rilevare che esse trovano già circostanziata risposta negli interventi che il Capo dello Stato ha svolto in numerose occasioni pubbliche. Come potrà rilevare, in quegli interventi il Presidente Napolitano ha più volte sottolineato «la funzione di fondamentale interesse nazionale di cui è portatrice la magistratura», il cui compito è di agire «su ogni singolo concreto caso in cui si manifestino sindromi di violenza, forme vecchie e nuove di corruzione, abusi di potere e attività truffaldine che oggi dominano la cronaca quotidiana e fortemente impressionano i cittadini onesti».
Così come, per altro verso, il Capo dello Stato ha raccomandato che la magistratura svolga i suoi compiti applicando «scrupolosamente le norme» e facendo «uso sapiente ed equilibrato dei mezzi investigativi», in specie con riguardo alle intercettazioni «delle quali viene poi spesso divulgato il contenuto pur quando esso è privo di rilievo processuale, ma può essere lesivo della privatezza dell’indagato o, ancor più, di soggetti estranei al giudizio».
È anche da notare che, dopo aver denunciato fermamente il rischio di un sovrapporsi dei media (e in particolare della televisione) alla funzione della giustizia attraverso la «tecnica della spettacolarizzazione dei processi», il Capo dello Stato ha invitato i magistrati a comportamenti ispirati al riserbo e alla sobrietà anche per evitare polemiche personali e conflitti che fomentino «lo sterile scontro tra giustizia e politica»: due mondi che «non debbono percepirsi come ostili e contrapposti», «guidati dal sospetto reciproco», ma essere «uniti in una comune responsabilità istituzionale».
Con viva cordialità,
Pasquale Cascella, consigliere del Presidente della Repubblica per la comunicazione
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