
Ma dopo Vito Crimi, Crozza sfotterà anche Beppe Grillo?
Che Vito Crimi diventasse il nuovo zimbello dello rete era facilmente prevedibile. Il fisico e la presenza, come si dice, certo non aiutano. Il capogruppo al Senato del M5S biascica con le parole, s’impappina, suda più del dovuto, lo sguardo è leggermente catatonico e ha sempre la faccia di uno che s’è alzato prima di svegliarsi. Ora è bastato che venisse un po’ fuori al naturale che, zac!, tutti si sono buttati nel dileggio. Prima la gaffe con Napolitano «che abbiamo tenuto sveglio» e successiva foto di pisolino in aula. Poi l’aver chiamato Roberta Lombardi «onorevole» anziché «cittadina» (un insulto da querela nel mondo pentastellato). Infine l’aver scritto su Facebook che è «meglio un incarico a Bersani che una prorogatio a Monti» e l’immediata reprimenda di Beppe Grillo sul suo blog che ha «messo i puntini sulle i» spiegando che l’uno e l’altro pari sono (i cinquestelle è gente così: per parlare si scrivono via internet).
Ecco così partire il dileggio, prima con Crozza che lo sfotte («non è vero che passa tutto il tempo a dire cazzate, almeno la metà del tempo lo passa a chiedere scusa per le cazzate che ha detto»), poi coi social network che infieriscono su «Crimi lo smentito». Va bene, ci sta. Ma, in fondo, è sempre il solito circo, il solito carnevale di anime candide che spacciano per pericolosi Safari la loro caccia alle lucertole. Se infatti Crimi è comico, che dire del gran capo comico che in quel ruolo lo ha nominato? È più assurdo che un parlamentare esprima un’opinione o che il suo capo-non capo del suo partito-non partito lo rimbrotti dalla sede del partito (cioè il divano di casa sua) scrivendo un post sul suo blog? Cos’è più grottesco?
Crimi non è altro che uno dei tanti grillini cui è capitata la ventura di guidare l’Italia. Gente sprovveduta, con la testa colma di idee strampalate sui microchip sottopelle e sui detersivi fatti coi limoni e le coppette mestruali. Buontemponi che pensano che le piccole e medie imprese risorgeranno in Italia se loro non berranno il caffè alla buvette. E non venite a dirci che, almeno loro, portano una ventata di freschezza e che sono animati da un desiderio buono di rinnovamento. Balle. Alla prova dei fatti, il M5S ha dato prova solo di incompetenza e ideologia (chiedere a Parma, Bologna o in Val di Susa, prego).
Ma, appunto, è gente senza arte né parte, trascinata a governare un paese con la fuligginosa convinzione che – in fondo – bastasse aver visto qualche video su YouTube su come si fa la il detersivo alla spina o aver letto i siti di informazione alternativa per fare meglio dei tanti deputati che «hanno rubato al paese» e «non hanno mai lavorato in vita loro». Insomma, l’inesperienza esibita come un gagliardetto, il “non sapere fare” come fiore all’occhiello del curriculum, le turboballe spaziali sulla “decrescita felice” come rimedio alla crisi. Il futuro di Gaia potrà forse piacere ai massoni, per gli altri, però, c’è il 27 del mese.
Folle chi ci ha creduto, ma ancor più folle chi, ancora oggi, pensa che il problema sia Crimi, quando è evidentemente un altro: il problema è Beppe Grillo e chi lo ha creato.
L’odio verso la casta non l’ha creato Grillo. Grillo lo ha solo furbamente cavalcato. La parola «casta» l’hanno inventata Rizzo e Stella e il Corriere della Sera ha montato il risentimento collettivo per mesi. Poi al Corriere si sono accodati tutti gli altri – il risentimento fa vendere – e, come scrive oggi Francesco Cundari sull’Unità, «basta sfogliare un qualsiasi quotidiano, o farsi un giro per una qualsiasi libreria, per verificare come i titoli contro la “casta” della politica che rovinerebbe il Paese siano ormai, nel campo dell’attualità, il principale prodotto del nostro mercato editoriale».
Ci siamo forse dimenticati la copertura mediatica che tutti i tg e i giornali della penisola davano ad ogni V-Day, ad ogni vaffanculo di Grillo? Grillo è solo il mostro creato dai media Frankenstein che oggi si rivolta contro i suoi ideatori. Quegli stessi ideatori che oggi hanno iniziato a tirare qualche freccetta a Crimi, il Grillo in sedicesimo goffo, pelato e sovrappeso. Quand’è che Crozza sfotterà anche Beppe Grillo?
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3 commenti
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A proposito di Crozza: questa parola, in siciliano, significa “teschio” (vedi la celebre canzone “Vitti ‘na crozza”). Un uomo, con quel cognome, dovrebbe avere un viso pelle e ossa, invece il Crozza televisivo ha un bel faccino rubicondo… Non è in contraddizione con se stesso? Comunque, se avrà il coraggio di sfottere anche Beppe Grillo, benvenuto anche Crozza con troppa “ciccia” sopra!
Grillo un tempo faceva ridere. Oggi fa piangere. Domani farà cagare!
Cagare? se facesse cagare un’utilitá ce l’avrebbe: lo chieda agli stitici. E comunque a ben vedere dei quattro punti presentati da Grillo due sono molto sensati, uno é senza senso e un’altro é insensato ma ha una ragione d’essere. Rispetto a quanto offrono gli altri mi sembra che almeno questo sia un punto di partenza (e lo dice uno che Grillo non lo puó vedere)