Mentre l’Italia cerca di salvare migliaia di migranti, gli euroburocrati pensano al grigio rispetto delle regole

Di Gian Micalessin
18 Maggio 2014
Il Commissario europeo Cecilia Malmström è la tipica esponente di una generazione di mediocri in Europa

C’era una volta la democrazia. Non era un concetto filosofico, ma la conseguenza storica della nascita degli stati nazionali europei. Ora c’è l’Europa pronta a decretare la morte della democrazia attraverso la fine della sovranità nazionale. Potrà sembrare un paradosso esagerato, ma è la realtà per cui ci accingiamo a votare. Una realtà in cui il responso delle urne diventa tanto inutile quanto quello delle elezioni organizzate nei sistemi totalitari.

Per questo parlare di sondaggi e risultati elettorali è inutile. Più importante è comprendere come funziona il sistema di un’Unione Europea vicina a soppiantare le regole democratiche. Il capitolo immigrazione ne rappresenta l’esempio più lampante. Su quel desolante scenario Bruxelles lavora per sottrarre agli stati nazionali il controllo dei propri confini e di conseguenza della sovranità nazionale. In quel capitolo non c’è spazio per la pietà. Non almeno per quella vera. Esiste solo la cinica e fasulla compassione di chi usa le masse di migranti come carne da cannone per le proprie asserzioni ideologiche.

Il Commissario europeo Cecilia Malmström è la tipica esponente di questa linea. È sconosciuta a gran parte degli italiani che non l’hanno mai votata né, tanto meno, hanno mai espresso un giudizio sulle sue visioni politiche. Eppure è lei, in qualità di ministro degli Interni dell’Unione Europea, a dettarci le linee spiegandoci chi deve entrare nel nostro paese. “Lungimirante” come pochi non esitava – all’inizio della crisi libica del 2011 – a mettere a tacere chi in Italia prevedeva un’invasione di migranti sentenziando di non «veder persone in transito dalla Libia all’Europa».
Mesi dopo quando, in barba alle sue previsioni, l’Italia si ritrovò costretta ad “agevolare” il transito verso la Francia delle migliaia di disgraziati approdati sulle proprie coste, l’amabile Cecilia non mancò di condannarci e difendere, invece, la decisione di Parigi di bloccare treni e immigrati.

mare-nostrum-marina-lampedusa-migranti5Lo scorso ottobre fu anche grazie ai suoi “autorevoli” rimproveri che il governo Letta decise di lanciare la dissennata operazione Mare Nostrum. Quell’operazione, oltre a costarci 9 milioni di euro al mese, attira sulle coste della Libia disgraziati di tutto il mondo convinti di poter approdare in Europa sulle navi della nostra Marina. Ma purtroppo Mare Nostrum moltiplica anche il numero delle organizzazioni criminali pronte a mettere in mare le più usurate bagnarole pur di fare utili. Il risultato, conseguenza dei diktat della simpatica Cecilia, è sotto gli occhi di tutti. Oltre ai trentamila disgraziati salvati dalle nostre navi, ma condannati ad un esistenza di stenti nei centri d’accoglienza, dobbiamo prepararci, come dimostrano i recenti naufragi, a nuove stragi.

Ma alla signora Malmström e agli euroburocrati di Bruxelles questo interessa ben poco. La loro politica – a differenza di quella praticata negli stati nazionali e nelle democrazie interessate al benessere della nazione e dei cittadini – ha poco a che fare con il bene comune. La prassi dei burocrati europei, come quella di qualsiasi ragioniere, non è rivolta al bene della comunità, ma più banalmente al grigio rispetto delle regole. Giuste o sbagliate che siano. Per questo i loro atti appaiono molto simili a quelli dei sostenitori di un’ideologia.
Non s’interrogano sulle conseguenze delle proprie azioni, si preoccupano esclusivamente che siano in linea con quanto deciso o teorizzato. Per gli “euroburocrati” leggi e regolamenti di Bruxelles sono l’equivalente di quel che erano i testi di Lenin e le direttive del Pcus per i burocrati sovietici. Poco importa se i migranti muoiono in mare o passano da un’esistenza di stenti in Africa ad una lenta agonia nei centri di sosta in Europa. L’importante è il rispetto del principio dell’accoglienza.

Lo sviluppo di questa casta di ligi guardiani dei regolamenti è figlia di un Parlamento Europeo trasformato per decenni in area di parcheggio per i politici di seconda scelta, inadeguati a competere sui palcoscenici della politica nazionale. Nei decenni questa generazione di mediocri, ben rappresentata da personaggi come il presidente del consiglio europeo Herman Achille Van Rompuy, come la stessa Cecilia Malmström o come la baronessa Catherine Ashton, ha creato una casta il cui unico fine è la difesa della propria specie. Per questo la loro Europa è ben diversa da quella sognata da Konrad Adenauer o da quella patria di 500 milioni di europei che riscaldava i cuori negli anni Settanta.

L’Unione Europea per cui andremo a votare il 25 maggio è soltanto la riserva protetta di una nuova classe dirigente che ha soppiantato la politica e punta ad indebolire la democrazia nel nome della difesa della propria specie. Solo evitando di dar peso al voto dei cittadini, solo agendo lontano dal loro giudizio gli euroburocrati possono crescere e moltiplicarsi. Ma non solo. A quell’Unione Europea grigia e mediocre spetta anche la funzione di stemperare le esigenze di gran parte degli stati nazionali che la compongono e preservare i privilegi di chi, come la Germania, la usa e la manovra a tutela dei propri interessi di nazione più ricca.

Non a caso Angela Merkel ha già annunciato che il nuovo presidente della Commissione Europea, destinato a succedere a Barroso, non verrà scelto in base ai voti espressi, come suggerito dall’articolo 17 del Trattato di Lisbona, ma concordato dai vari governi. Come dire il solito mercato delle vacche. E l’ennesimo “de profundis” per la democrazia.

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8 commenti

  1. Ps

    Perche quelli del sud sanno cucimare cosi bene??
    Con 3 ingredianti in croce ti inventano un pranzo regale!!
    Poi vengono a milano e si spengono in un colpo.

  2. beppe

    ovviamente faccio i miei complimenti all’ottimo gian micalessin che è sempre in prima linea per documentare gli orrori di questo mondo impazzito. grazie e un incoraggiamento da tutti coloro che amano la verità.

  3. beppe

    non stanno salvando nessuna vita umana. soccorrere un barcone A 80 KM DA LAMPEDUSA significa andare a prenderli sull’uscio di casa ( guardare le cartine per favore). l’unica concessione che farei è questa: diamo una corsia preferenziale a tutti i profughi cristiani, che spesso vengono maltrattati , umiliati e forse messi in pericolo di proposito dagli scafisti islamici. basta bugie e ipocrisie.

    1. filomena

      Magari oltre ai cristiani perseguitati si potrebbe derogare anche per chi ha gli occhi blu e i capelli verdi. MS non eravate voi che sostenevate la sacralità della vita quando si trattava di parlare di aborto e razzismo nei confronti dei “non nati” Gli emigrati non sono persone se non cristiani? Vi ricordo che il mondo tanto per amore della verità non si divide in cattivissimi mussulmani e buonissimi cristiani, ci sono anche per esempio un sacco di persone che delle religioni e di Dio non gliene frega nulla. Cosa vogliamo fare di loro? Meritano di essere salvati o li ributtiamo in mare insieme agli islamici?

    2. filomena

      E dopo gli occidentali sono razzisti perché legittimano l’aborto, voi che create corsie preferenziali solo per i cristiani no?

    3. augusto

      Sono d’accordo Beppe, una cosa tra l’altro è certa , le persone più a rischio e che davvero dovrebbero essere accolte sono i Cristiani in fuga dai Paesi dove vige l’islamismo, dove vengono oppressi e massacrati.

  4. augusto

    Dovere sacrosanto salvare le vite dei clandestini, ma vanno subito rispediti nei loro Paesi, altrimenti si favorisce la malavita che specula su queste persone, si accresce il numero di fondamentalisti islamici in Europa e si aiuta i sostenitori del nwo.

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