
“Nelle carceri la gente si ammazza e nessuno ne parla”
Alfonso Papa (Pdl) ha iniziato lo sciopero della fame con la formula usata molte volte da Marco Pannella: pane, acqua e tre cappuccini al giorno. Il parlamentare pidiellino è molto sensibile al problema carceri perché ha passato l’estate scorsa tre mesi e mezzo in carcerazione preventiva a Poggioreale per le vicende legate all’associazione P4.
«La mia esperienza con i detenuti non mi può lasciare indifferente e, dopo l’ennesimo suicidio avvenuto nel carcere di Sollicciano (Fi), ho deciso di oppormi con un gesto di dimostrazione pacifica: il digiuno», dice Papa a tempi.it.
Dove vuole arrivare con il suo gesto?
Ormai è chiaro che nell’agenda del governo non sono presenti temi come la riforma carceraria o della giustizia, tanto meno si può parlare di amnistia. I media poi, fatte alcune debite eccezioni, trattano il problema come se fosse inesistente. Ma la verità è che nel 2011 c’è stato un suicidio ogni cinque giorni tra i detenuti. Non parliamo poi del problema completamente taciuto di coloro, tra le guardie carcerarie, che scelgono di togliersi la vita.
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Il Presidente della Repubblica ha più volte parlato della situazione carceraria, perché non sono seguite delle azioni?
Il Presidente Napolitano, l’anno scorso ha parlato di «una prepotente urgenza», ma la politica è acriticamente prona a un giustizialismo demagogico e per questo non ha il coraggio di prendere in considerazione temi importanti come quello dell’amnistia. Non parliamo della irresponsabilità dei media sull’argomento: la gente si ammazza e nessuno ne parla. Stiamo vivendo ad una vera e propria bancarotta della giustizia.
In che senso?
Lo dicono i numeri: 180 mila prescrizioni l’anno, 9 milioni di processi pendenti e 66 suicidi nel 2011. E’ una vera e propria bancarotta. Nello stesso tempo, i gesti tragici dei detenuti sono dei suicidi compiuti da uno stato colpevole. In carcere ci sono stato e capisco i motivi perché ci si suicida.
Ha letto su tempi.it le lettere da San Vittore di Antonio Simone?
Sì, sono molto belle. Lo capisco perché il carcere è prima di tutto la negazione del diritto alla vita, ma, nello stesso tempo, si sviluppano delle reazioni di attaccamento all’esistenza. Purtroppo capita che qualcuno non regga.
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