Antonio Saitta (Pd): «La Val di Susa vuole la Tav, non questo far west»

Di Chiara Rizzo
03 Marzo 2012
Intervista al presidente della provincia di Torino (Pd) che svela numeri, accordi e consensi di un progetto osteggiato solo da un manipolo di facinorosi. «Se si usasse un grand'angolo sui posti di blocco vi rendereste conto che i manifestanti sono gruppi di una ventina di persone»

L’altra faccia della Val di Susa si chiama Antonio Saitta (foto a lato), presidente della Provincia di Torino. Mercoledì pomeriggio, prima che ci fossero gli scontri tra forze dell’ordine e i No Tav (29 feriti tra poliziotti e carabinieri, 20 tra i manifestanti), Saitta era davanti al prefetto, insieme ai sindaci dei comuni della Val di Susa. E soprattutto di fronte a Sandro Plano, presidente della Comunità montana. Saitta è aperto sostenitore del Sì Tav, Plano è una delle voci istituzionali dei No Tav. E mercoledì davanti al prefetto tra i due le parole sono volate. Plano e Saitta sono davvero le metafore politiche dell’aria che tira in Val di Susa. Entrambi sono del Pd. Saitta è presidente della Provincia dal 2005: ha lavorato in prima fila all’Osservatorio sull’alta velocità (A/V) con gli amministratori locali per modificare il vecchio progetto della Tav, insieme al Commissario di governo per la Torino-Lione, Mario Virano, in modo favorevole alla Valle. Ed è ancora in carica. Plano è stato sindaco di Susa ed è sempre stato per un “no” secco e immutevole alla Tav. Nel 2009 per tutta risposta Susa ha scelto di cambiare radicalmente strada, eleggendosi un sindaco del Pdl “Sì Tav”. Perciò mercoledì, il loro scontro davanti al prefetto è stato forse la resa dei conti delle due anime del centrosinista della Val di Susa.

Presidente Saitta, è vero che con Plano siete quasi arrivati alle mani? Perché?
Alle mani no. Ma ci siamo guardati con disappunto. All’incontro con tutti i sindaci e il prefetto non ho più resistito quando gli ho sentito dire: “Posso dire a chi organizza i posti di blocco di smettere se mi riceverà il Governo e i lavori finiranno. E in ogni caso sabato e domenica posso far saltare i blocchi, per motivi di turismo”. Non ho resistito e gli ho subito risposto che è grave fare un’affermazione del genere. Voleva forse far intendere che è lui, con gli altri sindaci contrari, a “convocare” i manifestanti per le proteste?

Plano a tempi.it ha detto che non riesce più a controllare il movimento. Come stanno le cose? Plano e Alberto Perino controllano o no i No Tav?
Plano, o Perino, o i sindaci per il no, hanno solo la sensazione di comandare il movimento, ma la verità è che gli amministratori sono utilizzati secondo le strategie del gruppo di comando del movimento. E questo gruppo di comando non ha mai avuto l’obiettivo di migliorare il progetto, cosa che abbiamo fatto ad esempio con l’Osservatorio. Vogliono solo bloccare la tav, in qualsiasi modo venisse realizzata. Il gruppo di comando è nascosto, come avviene spesso in questo caso, e si tratta di persone che conoscono sicuramente tecniche di guerriglia urbana e militare. Ho letto gli atti del Tribunale del 2011, dove emerge questa ricostruzione in modo preciso e puntuale. Intendiamoci, non si tratta di gandhiani, né di sindaci. La mia opinione è che ci sia dentro qualcuno della Val di Susa. Io faccio politica dagli anni delle Br: e mi pare che gli slogan siano gli stessi di allora, dalla “Repubblica della Maddalena” a “i nuovi partigiani”. Come se da una parte ci fossero i dittatori e dall’altra i prigionieri politici. È stato smarrito il senso della realtà e si usa un linguaggio da pagine ingiallite. Chi fa un blocco stradale può essere considerato un eroe? O può essere considerato uno sbirro chi fa rispettare l’uso pubblico delle infrastrutture? Hanno impedito che la Val di Susa fosse collegata per tre giorni, e dobbiamo ritenerli vittime della polizia, loro che non hanno alcun rispetto della società civile? No, non ci sto.

Lei no, ma la Val di Susa? È vero che ci sono anche anziani tra i manifestanti?
Oggi dei 112 comuni interessati, 87 sono francesi e sono tutti favorevoli. Gli italiani sono 25, compresa Torino: di questi 12 comuni sono contrari. E di questi, quelli che hanno concretamente i cantieri nel proprio territorio saranno solo 2, Sant’Ambrogio e Chiusa di San Michele, cioè 6 mila abitanti in tutto. Alle ultime elezioni Provinciali, io e la mia rivale Claudia Porchetto abbiamo avuto il 97 per cento dei voti dicendo “Sì” alla Tav. Non si può pretendere che una posizione di minoranza venga assunta dalla maggioranza. In Val di Susa ora avverto paura, prevale il timore che la radicalizzazione danneggi la valle. Ricordo che alle Olimpiadi invernali del 2006 la staffetta olimpica doveva percorrere la valle. Il movimento No Tav decise di bloccarla: nacque una reazione popolare incredibile. Ecco, mi sa che oggi siamo quasi a quel punto. Tutti siamo disponibili ad ascoltare le ragioni dei no. Ma nessuno vuole più quest’immagine off limits, da far west, della valle. I valsusini non vogliono più convivere con i blocchi stradali. È vero che ci sono anche anziani tra i manifestanti: ma parliamo in generale di piccoli gruppi. Se si usasse un grand’angolo sui posti di blocco vi rendereste conto che i manifestanti sono gruppi di una ventina di persone. 

È vero che dopo il lavoro di dialogo con i sindaci nell’Osservatorio, ci sono state delle modifiche nel progetto della Tav?
Vorrei premette che il movimento dimentica oggi che stiamo parlando anzitutto di una sola galleria di servizio, lunga 12 chilometri nella parte italiana, sui 57 chilometri complessivi. E che il progetto è stato appunto modificato per venire incontro alle esigenze dei cittadini. Nel 2005 l’Osservatorio A/V guidato da Virano, ha detto che le ferrovie avevano sbagliato il vecchio piano, e che questo poteva essere “territorializzato” tenendo conto delle esingenze locali. Così, ad esempio, il tracciato è stato spostato dalla riva sinistra alla destra della Dora, proprio per rispettare l’ambiente e gran parte del progetto è sviluppato in galleria anziché in superficie per lo stesso motivo. Inoltre è stata immaginata una stazione internazionale a Susa per rilanciare le esigenze commerciali della Valle, e abbiamo fatto in modo che il tracciato passasse da Orbassano per lo stesso motivo. Insieme agli amministratori è stato fatto un progetto anche utile al territorio. Il piano poi sarà finanziato con parte del costo dell’opera, 1 miliardo e 400 milioni per consentire lo sviluppo della Val Susa. Non è stata una monetizzazione della Val di Susa perché è pensato uno sviluppo complessivo, con il rispetto dello sviluppo idreogeologico, ad esempio. Questo piano è stato firmato da tutti i comuni. Dopo di che, il movimento No Tav, cioè il gruppo dei sindaci di Sant’Ambrogio e l’ex sindaco di Susa, Plano, se ne sono andati. E siamo arrivati ad oggi.

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