
Simone. Sono pronto ad ammettere. A una condizione

Cinquantesima lettera inviata a tempi.it da Antonio Simone, detenuto nel carcere di San Vittore a Milano. Qui trovate la lettera che monsignor Luigi Negri, vescovo di San Marino-Montefeltro, ha scritto a Simone (la lettera può essere sottoscritta). Qui l’intervista di Simone al Corriere della Sera. Qui gli articoli di Simone pubblicati sul Foglio (1 e 2). Qui la lettera a Repubblica. Qui la lettera al convegno “Aspettando giustizia”.
Il sabato viene in carcere un volontario sessantottino sinistrorso. È un uomo di grande sensibilità e di una cultura sterminata. È il mio database per tutti i miei articoli ed interventi. È davvero un portento per quanto riguarda la documentazione numerica. Io lo accuso di aver contribuito a rendere il mondo più ideologico (e quindi più brutto), lui controbatte accusandomi di avere la fobia del Sessantotto.
Per tirarmi un po’ su, gli ho raccontato che, in fondo, Mosè, l’uomo che Dio ha usato per liberare Israele dalla schiavitù egizia e a cui poi ha consegnato le Tavole della Legge, era un assassino latitante (aveva ucciso un uomo e poi era fuggito). Allora lui mi ha risposto: «Io non sono cattolico, però mi pare di ricordare che l’unica persona nel Vangelo che è stata certificata come presente in Paradiso dopo poche ore è il buon ladrone».
Ora, io cerco di fare il buono; per la qualifica di ladrone è sedici mesi che stanno lavorando senza riuscirci una trentina di persone.
Se qualcuno mi certifica che andrò subito in Paradiso, sono pronto ad ammettere.
Antonio Simone
Lettere precedenti
49. Nessuna delle vostre preghiere è andata perduta
48. Al mio compagno di cella auguro di non essere mai tranquillo
47. «Forza Juan, forza!». Il sole rispunterà di nuovo
46. Caro Sallusti, ti aspetto a San Vittore. Serve un altro innocente in carcere
45. Col catetere in attesa di operazione. Si può vivere così?
44. I sapienti dei giornali e gli ultimi di San Vittore
43. L’estorsore che mi ha rispiegato don Giussani
42. Spero di uscire per disintossicarmi dal rito dei telegiornali
41. Leggere Dostoevskij al gabbio. «Senza scopo non si può vivere»
40. Il mio grazie commosso a Festa e una richiesta ai 5mila del Meeting
39. I tre miracoli dello “scopino” di San Vittore
38. Anche voi dite: “Ci vorrebbe la pena di morte”
37. Il lavoro, la passeggiata e il mio nuovo soprannome (“zio”)
36. Dio è morto e anche noi non stiamo bene. Ma si risorge
35. Cosa ci sostiene? La coscienza di essere voluti
34. Ho cambiato cella e raggio. E la porta è aperta
33. «Scusa. Sono un pirla. Ti amo»
32. Quel che ho ricevuto in dono e non riesco a trattenere
31. San Francesco riletto da noi carcerati
30. Il segreto (rivoluzionario) del nuovo compagno di cella
29. Quando Repubblica mi chiederà scusa?
28. La preghiera non è superstizione, ma domanda
27. Leggere “L’annuncio a Maria” dietro mura alte 5 metri
26. Sono un corpo sequestrato perché non dico “tutto”
25. Devo mentire su Formigoni per uscire?
24. L’autolesionismo e una domanda: perché fare il bene?
23. Il carcere può esser casa se l’orizzonte è l’infinito
22. Per le vostre preghiere ho vergogna e vi ringrazio
21. Il gioco dei 30, 50, 70, 100 milioni
20. Lo sciopero della fame, i cani e la spending review
19. Sciopero della fame. Appello da San Vittore
18. Che me ne faccio del prete in carcere?
17. In carcere l’Italia gioca in trasferta e comandano gli albanesi
16. Leggo Repubblica solo per capire se posso chiedere i danni
15. La mia speranza (cosa disse don Giussani nel 1981)
14. Ikea festeggia la condanna definitiva. Festa con incendio
13. «Che differenza c’è tra me e voi fuori? Nessuna»
12. «Sono di Cl non perché sono giusto. Ma per seguire una via»
11. «Amico, posso diventare anche io di Comunione e libertà?»
10. Gli scarafaggi, il basilico e l’urlo nella notte
9. Mi dimetto da uomo. Meglio essere un porco
8. Cresima in carcere con trans. Sono contento
7. Repubblica mi vuole intervistare. Ok, ma a due condizioni
6. In quel buio che pare inghiottirmi, io ci sono
5. La rissa e l’evirazione. Storie di ordinaria follia a San Vittore
4. Io, nel pestaggio in carcere con cinghie e punteruoli
3. «Ezio Mauro, se vuoi farmi qualche domanda, sono pronto»
2. Anche da un peccato può nascere un po’ più di umanità
1. Lettera dal carcere di Antonio Simone. Con una domanda a Repubblica
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